Silvio Berlusconi si dice pronto a riprendere “in qualsiasi momento” il dialogo con Pierferdinando Casini sulla base dei comuni valori e programmi del Partito popolare europeo. Lo spiega lo stesso presidente del Consiglio a Bruno Vespa in un’intervista per il libro ‘Nel segno del Cavaliere’ in uscita il 28 maggio.
Le “condizioni” poste da Berlusconi alla ripresa per il dialogo, però, difficilmente faranno cambiare idea al leader dell’Udc. Berlusconi, infatti, chiede a Casini in modo palese di accantonare ogni progetto centrista e di ritornare “nell’ovile” del centrodestra.
“Non credo alla nascita di un autonomo partito centrista che, leggo sui giornali, metterebbe insieme Fini, Casini e Rutelli” spiega il premier. Per Berlusconi, infatti ” l’elettorato di Casini è composto da moderati. La sua collocazione fisiologica è nel centrodestra e ogni posizionamento diverso è del tutto innaturale”.
Secondo il presidente del Consiglio “quello che è indubitabile è l’incompatibilità degli elettori dell’Udc con la sinistra e la nostra comune condivisione dei valori e dei programmi del Ppe. Su questa obiettiva convergenza, che in Parlamento si è più volte manifestata con un atteggiamento responsabile da parte dell’Udc su questioni importanti, può riprendere in qualsiasi momento un dialogo per il bene dell’Italia”.
Eppure, i tentativi fatti da Berlusconi per riportare Casini nel centrodestra ci sono stati e non hanno funzionato. “Prima che si decidessero le alleanze per le elezioni regionali – ammette il premier – ho rivolto a Casini l’invito a tornare con noi. L’Udc è un partito che fa parte dei moderati che si riconoscono nel Ppe, la grande famiglia della libertà e della democrazia di cui fa parte anche il Pdl. Per tutta risposta ci siamo trovati di fronte ancora una volta alla politica dei tre forni. L’Udc si é alleato con la sinistra in alcune regioni, con noi in altre, e si è presentata da sola in altre ancora. I risultati parlano chiaro: con noi in Campania, in Calabria e nel Lazio ha avuto buoni risultati e ha vinto. Dove si è schierata con la sinistra ha perso metà dei suoi elettori in Piemonte e un terzo in Liguria. A conti fatti, per Casini è stata una sconfitta. Se vorrà rivedere la sua linea e stare alla larga da avventure quali ‘il patto repubblicano’ di Bersani, potremo riparlarne”.
Infine Berlusconi smentisce la presunta “trazione leghista” del Governo. E spiega: “Nel governo la Lega ha due ministeri pieni su 20, in quanto l’Interno è un ministero pieno con portafoglio mentre quello delle Riforme istituzionali e quello della Semplificazione burocratica sono stati costituiti con la divisione in due del ministero senza portafoglio che esisteva prima. Quindi, quando qualcuno parla di governo a trazione leghista mente sapendo di mentire. Tanto è vero che la Lega di Bossi non ha mai fatto mancare il suo voto nelle votazioni sui provvedimenti qualificanti del nostro programma di governo. Bossi è un alleato solido e leale del Pdl: che Dio ci conservi un alleato come lui!”.