Berlusconi parla di “diaspora” dei finiani. Allora li ha cacciati lui?

Pubblicato il 10 Dicembre 2010 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA

Un auspicio, la “redenzione” dei finiani dopo la “diaspora”, e una quasi certezza, la fiducia il 14 dicembre. Silvio Berlusconi parla al telefono ai militanti bresciani del Pdl e dopo essersi detto ”fiducioso che il 14 il governo ottenga la fiducia” si concentra, senza mai nominarli,  sui finiani: ”Se i parlamentari che hanno aderito a questo nuovo partito non voteranno la fiducia si consegneranno al limbo politico”.

Quindi il premier paragona la fondazione di Fli ad una diaspora: ”Siamo in una situazione strana a cui non avevamo mai pensato di potere arrivare. Non avremmo pensato che si verificasse una diaspora al nostro interno. E’ accaduto e siamo stupefatti. Abbiamo dentro di noi la speranza che il 14, quando i rami del parlamento dovranno votare la fiducia, ci sarà un ravvedimento di queste persone che si identificano in questo nuovo partito. Persone che si dicono onorevoli non possono avere un comportamento che onorevole non è”.

Quella della diaspora, è però un’immagine che fa riflettere. La parola, infatti, non indica una dispersione spontanea, ma una migrazione forzata. Se diaspora dal Pdl, c’è stata, insomma è perché qualcuno li ha cacciati.

Infine il premier punta il dito contro la sinistra: ”L’alternativa a noi è il governo della sinistra che introdurrebbe immediatamente l’Ici, raddoppierebbe l’imposta sui risparmi, introdurrebbe, per diminuire il debito pubblico, un’imposta patrimoniale anche sui piccoli appartamenti e si potranno pagare in contanti solo fino a 200 euro. Questo è  uno stato di polizia tributaria”.

”Poi – ha aggiunto – proseguiranno con le intercettazioni a go go. Tutti noi non siamo piu’ sicuri di parlare al telefono”. Infine: ”Spalancheranno le frontiere perche’ la sinistra pensa che piu’ clandestini vengono piu’ ci sia la possibilita’ di cambiare dando il voto e aumentando cosi’ il peso dei votanti della sinistra rispetto ai moderati”.