Berlusconi, le opposizioni: “Bene le dimissioni, ma ora un governo di transizione”

ROMA, 8 NOV – Dopo tutti i tentativi messi in campo, alla fine la spallata al Governo da parte delle opposizioni non arriverà in Parlamento. La 'road map' concordata tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il premier Silvio Berlusconi 'congela' infatti l'affondo deciso dalle minoranze, che erano pronte a presentare una mozione di sfiducia.

Il confronto, invece, si sposta su come accelerare l'iter della legge di stabilità per impedire che il Cavaliere, dimettendosi a dicembre, chiuda le possibilità di un governo di transizione e punti al voto anticipato.

Il Pd, addirittura, pur di chiudere gli spazi, annuncia con Bersani un suo possibile via libera al provvedimento – dopo comunque una ''rigorosa'' verifica – invocando al contempo la formazione di un governo di transizione. Una soluzione che raccoglie il convinto favore dell'Udc di Casini che, salutando la ''via d'uscita'' imboccata dopo l'incontro del Colle, entra in pressing su Berlusconi auspicando che ora abbia anche ''la consapevolezza che la situazione economica e finanziaria non ci consente una lunga ed estenuante campagna elettorale".

Il film della giornata non ha però avuto sin dall'inizio un finale scontato. Per senso di responsabilità, chiesto dal Quirinale, il centrosinistra ha scelto di non partecipare al voto sul rendiconto consentendone così l'approvazione.

Ma, prima dell'incontro al Colle, l'intenzione era di non fare nuovi 'regali' alla maggioranza, pianificando una mozione di sfiducia da votare quanto prima. ''Noi non molliamo, Berlusconi si deve dimettere subito perché il paese non può aspettare 15 giorni'', assicurava nel pomeriggio Pier Luigi Bersani. E i numeri dei deputati della maggioranza che non hanno votato confermava la strategia dell'opposizione, altresì convinta che davanti al baratro altri parlamentari, contrari al voto, seguiranno.

Certo, il leader del Pd era stato facile profeta osservando con i giornalisti che ''Berlusconi è imprevedibile e quindi non si sa che cosa dirà a Napolitano''.

L'esito dell'incontro al Quirinale spiazza l'opposizione che guarda con diffidenza alle mosse del premier: il sospetto è che a questo punto il premier cercherà di prendere più tempo possibile con il ddl stabilità per evitare la nascita di un nuovo governo.

''Se approva la legge in una settimana – spiega un dirigente del Pd – va bene, altrimenti non ci facciamo prendere in giro per un mese perché è chiaro che lui vuole arrivare più in là possibile per poi andare al voto''.

In serata lo stato maggiore del Pd si è riunito per valutare varie opzioni per accelerare le dimissioni. L'obiettivo è lavorare per allargare la base parlamentare per chiedere, quando ci saranno le consultazioni, un governo di transizione.

''Noi per convenienza di partito – spiega Franceschini – dovremmo volere le elezioni visto che i sondaggi ci danno vincenti in ogni tipo di alleanza ma, siccome c'è un emergenza nel Paese, serve un governo di transizione che affronti le misure economiche e faccia una nuova legge elettorale''.

Una posizione che non viene sposata però dal leader Idv Antonio Di Pietro , tornato a chiedere le elezioni che ''sono il percorso migliore e immediato''. Della difficoltà dell'opposizione di concordare su una linea univoca sul governo di transizione è cosciente il leader Udc Pier Ferdinando Casini che, lasciando il Transatlantico dopo il voto, si limita ad un sibillino: ''Non è ora di parlare, è ora di operare''.

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