Una tempesta provocata ad arte per gettare solo fango. Lo afferma il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso nella sua lettera aperta. «Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso», ma accanto all’iniziativa dei magistrati «c’è una seconda iniziativa giudiziaria di cui sono oggetto» attraverso la stampa, «che è solo fango che sfigura chi resta colpito».
«Da giorni – si legge nel testo – i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari, ma come prove di colpe commesse, di fatto dando una immagine complessiva della rete dei corrotti e corruttori, di cui sarei parte, magari non proprio protagonista, ma sicuramente parte». Secondo Bertolaso, questo «secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l’inservibile appello alla verità».
Bertolaso punta il dito contro i processi mediatici, dove «la verità è l’ultima cosa che interessa, si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze, ma soprattutto si cerca e si riesce, gettando fango, di sfigurare il profilo di ogni persona investita da questa tempesta provocata ad arte».Inoltre il capo della Protezione Civile parla di sé come di un “alluvionato”, facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro.
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