Calderoli: “Torniamo a casa”, Bossi: “Sarebbe una fuga”. La Lega “una e trina” sull’Afghanistan

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA
umberto bossi

Umberto Bossi

“Io non penso che possiamo scappare, la nostra sarebbe sentita dal mondo occidentale come una fuga difficilmente spiegabile”. Lo ha detto Umberto Bossi commentando l’attentato ai militari italiani in Afghanistan e rispondendo alla domanda sul possibile ritiro del nostro contingente. “Il nostro paese – ha aggiunto il ministro- non può andarsene da solo. C’é l’Occidente che si è impegnato a fermare il terrorismo”.

Il Senatur, evidentemente, la pensa in modo diverso da un altro ministro leghista, Roberto Calderoli che, invece, a caldo si era interrogato esprimendo più di qualche dubbio sul senso della missione di pace. Secondo il ministro per la semplificazione, infatti, “al di là della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare se i sacrifici servono”.

Non solo: il 17 settembre scorso, subito dopo la strage di Kabul costata la vita a sei militari italiani,  sempre Umberto Bossi aveva sollevato più di qualche polemica nel governo chiedendo il ritiro del contingente italiano salvo poi correggere il tiro e chiedere un “ritiro insieme agli alleati”.

Bossi a luglio, Calderoli e Bossi a Maggio 2009: sulla questione afghana, la Lega è “una e trina”: esprime posizioni discordanti frutto, sembra, più di logiche interne all’assetto di governo che ad una vera e propria visione internazionale del problema.