Campioni di “salti tra i partiti”: i nuovi apostoli di Berlusconi

di Riccardo Galli
Pubblicato il 6 Maggio 2011 - 15:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I mutuabili, i deputati a progetto, i saltellanti… Una definizione unica e completa che li descriva appieno ancora non esiste, ma sono loro, i parlamentari per tutte le giornate, i professionisti del salto di schieramento, i veri e nuovi protagonisti della politica italiana. Hanno ora nove nuovi campioni, premiati per la loro abilità con un bella poltrona da sottosegretario.

In politica, di solito, si veniva premiati soprattutto quando si dimostrava fedeltà. Un parlamentare mediocre, ma fedele al suo partito e ai suoi elettori, grazie a questa fedeltà, e affidabilità, veniva ricompensato in termini di voti e, se al governo, anche di cariche. Nell’era del berlusconismo anche questa consuetudine è stata rovesciata. Oggi si premia l’infedeltà, le fresche nomine dei sottosegretari ne sono la dimostrazione.

Roberto Rosso, quarantanovenne di Casale Monferrato, è il nuovo sottosegretario all’Agricoltura. Democristiano da piccolo, forzaitaliano della prima ora, candidato a sindaco di Torino nel 2001 e passato a Futuro e libertà dopo che Enzo Ghigo era stato nominato coordinatore regionale del Pdl, è prontamente ritornato nel partitone perché Silvio Berlusconi «è un salesiano fervente» e lui «il pronipote di San Giovanni Bosco». Unto del Signore e pronipote del Santo. Tre cambi di casacca per Rosso e una poltrona.

Uno dei due nuovi sottosegretari allo Sviluppo economico è Daniela Melchiorre, magistrato quarantenne, una vera professionista del ripensamento. Già sottosegretario alla Giustizia nell’ultimo governo Prodi e presidente della Margherita a Milano, è poi in Rinnovamento italiano con Lamberto Dini, salvo poi trasformarsi in «diniana eterodossa» e approdare nei Lib-Dem, passa con Berlusconi nel 2008 e, eletta a destra, subito trasmigra a sinistra. Alle Europee del 2009 federata con gli Italiani all’estero, i Diversabili associati e i Verdi indipendenti, alle Regionali del 2010 confluita nell’Udc, a fine 2010 fondatrice del Terzo polo, all’inizio del 2011 tornata a destra. Con la Melchiorre si perde il conto, sette, forse otto cambi di identità politica, un sottosegretariato se l’è ben meritato, e anche il titolo di campione di specialità.

L’altro sottosegretario allo Sviluppo economico è Catia Polidori, umbra di Città di Castello, 43 anni, se ne andò dal Fli a dicembre, pochi giorni prima del voto sulla mozione di sfiducia a Berlusconi, dichiarando: «Fini mi ha fregato, credo di avere tutti i requisiti per fare il sottosegretario allo Sviluppo economico…». Detto fatto, un solo cambio di casacca, ma al momento giusto.

Il nuovo sottosegretario al Welfare è Luca Bellotti, ferrarese di Trecenta, cinquantatré anni, ex segretario provinciale di Alleanza nazionale a Rovigo. Passato a Futuro e Libertà partecipò al Congresso fondativo dicendo che «Fini è la dimostrazione che non tutti gli italiani sono comprabili». Fino a prova contraria aggiungiamo noi, ed esortò il nuovo leader addirittura con toni biblici: «Fai come Mosè, portaci fuori dalle acque, portaci verso il futuro». Nemmeno due giorni dopo tornò nel Pdl: «Volevo fare un grande Pdl e per fare un grande Pdl devo stare nel Pdl». Non fa una piega, ma allora che ci faceva con Fini?

Sottosegretario alle Infrastrutture è stato nominato il settantaseienne reggino Aurelio Salvatore Misiti, negli anni sessanta e settanta iscritto al Pci (come Bondi) e poi dirigente della Cgil. Assessore regionale in Calabria col centrodestra e transitato poi nell’Italia dei Valori con cui nel 2006 entrò in Parlamento (all’opposizione). Finito poi nell’Mpa di Raffaele Lombardo (con cui passò in maggioranza), applaudì l’uscita dal governo dei finiani e con l’Mpa tornò all’opposizione, poi di nuovo nel Misto e in maggioranza, a febbraio si dichiarò «deputato a progetto» (geniale, ovviamente il copyright di questa definizione gli va riconosciuto) e pronto a passare con Berlusconi in cambio di «un ministero o anche soltanto un sottosegretariato». Esplicito.

Il nuovo sottosegretario all’Ambiente è Giampiero Catone, napoletano di 54 anni, braccio destro di Rocco Buttiglione al ministero delle Politiche comunitarie (2001), poi direttore del quotidiano “La Discussione” (fondato da Alcide De Gasperi), in quanto esponente della Democrazia cristiana per le Autonomie. Passa a Forza Italia, dunque al Pdl, dunque a Futuro e libertà, dunque al Misto, e sempre attentamente seguito da “La Discussione” sulla quale ha scritto: «In Parlamento il mercato delle vacche non esiste». Evidentemente quello dei parlamentari però sì.

Alla Cultura è approdato invece Riccardo Villari, qualcuno lo ricorderà legato alla vicenda vigilanza Rai, napoletano, democristiano e scottiano, poi buttiglioniano, poi mastelliano, poi rutelliano, poi veltroniano (da democratico è eletto presidente della Commissione di vigilanza Rai coi voti della destra e la contrarietà della sinistra: il Pd lo espelle e lo cancella dall’elenco dei fondatori, alla fine lui lascia l’incarico), poi lombardiano nell’Mpa e ora fondatore del gruppo di Coesione nazionale. A volte seguire le tracce di questi signori è difficile.

Infine l’Economia. Uno dei due nuovi sottosegretari è Bruno Cesario, di Portici, Napoli, che a soli quarantacinque è già stato democristiano, nel Ppi e nella Margherita, nel Pd e nell’Api rutelliana, e infine ha fondato i Responsabili insieme agli ineffabili Domenico Scilipoti e Massimo Calearo. I tre comunicarono in conferenza stampa le intenzioni di voto alla mozione di sfiducia del 14 dicembre: no per Cesario, sì per Scilipoti, astensione per Calearo, la tripla, geniale sintesi politica mutuata dal totocalcio che garantiva vincita sicura. Alla fine però, per essere ancor più sicuri, tutti si accordarono per il bene del Paese (e del loro). Ma come in tutte le greggi c’è però anche tra i saltellanti una pecora nera, il secondo sottosegretario all’Economia, si chiama Antonio Gentile, sessantenne, cosentino, ha fatto politica sempre e soltanto nel partito del premier, speriamo che nessuno si accorga di questo abuso. Ma un pregio Gentile ce l’ha, pare sia “in quota Cosentino”. Nicola Cosentino che era sotto segretario all’Economia fino a quando i magistrati non ne chiesero l’arresto per legami con il clan dei casalesi. Cosentino si dimise dal governo ma restò coordinatore del Pdl in Campania. Insomma staffetta Cosentino-Gentile, ah, ecco…