Chi succederà a Berlusconi? La coppia Tremonti-Montezemolo è la più gettonata. Anche dal Financial Times

Silvio Berlusconi

Si sta facendo strada, complice forse la calura asfissiante, l’idea che Berlusconi sia bollito, o perlomeno che la cottura sia arrivata a buon punto. Più che un’impressione fondata assomiglia a una preghiera, un’altra pagina del libro dei desideri dei molti che non vedono l’ora che il quadro politico vada in frantumi. Gli scandali, le divisioni interne, l’agitazione a corte, la fronda finiana, sono tutti campanelli d’allarme che qualcuno ha già scambiato per campane a morto.

Il Financial Times scommette sulla caduta del premier italiano, conta i giorni e ha individuato nel leader dell’opposizione Bersani il killer mancato della maggioranza attuale, deprecandone l’ignavia e l’immobilismo colpevole. Intanto, interrogando la palla di vetro, l’autorevole giornale economico della City, intravvede già i potenziali candidati alla successione di Berlusconi. Il toto-nomi, evidentemente, è un giochino che appassiona non solo i frequentatori delle amate-odiate terrazze romane e i fan degli intrighi governativi, anche se comunque si tratta di un tipico gioco estivo, che puntualmente si accompagna all’arrivo del solleone.

Lo scorso anno, però, c’era un solo preferito ed era il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, mentre quest’anno se ne è parlato sì ma con meno intensità e il corrispondente da Roma di un giornale londinese non può che adeguarsi all’orientamento delle fonti. Così dal bussolotto del Financial Times sono usciti solo due nomi: Tremonti e Montezemolo. Una poltrona per due, quindi. Più giovani dell’attuale premier, sono diversi che di più non si può, hanno un’immagine ben definita, sondaggi e stampa non sono ostili, possono contare su stuoli di estimatori interessati e plaudenti.

In realtà l’ombra di Draghi incombe e nel campo berlusconiano i più addentro sono sempre convinti che si tratti dell’unico vero pericolo per Berlusconi. Draghi ha credibilità internazionale, è stato messo da parte nella corsa alla presidenza della Banca centrale europea non per demerito ma per giochi di potere tra tedeschi e inglesi, è portatore di un disegno politico, le privatizzazioni, totalmente antagonistico alla visione di Berlusconi, in fondo un po’ autarchica e retrò, nostalgica delle vecchie partecipazioni statali i cui resti difende con passione quasi incomprensibile: Eni, Enel, Finmeccanica.

A Draghi sono in un certo modo legati intimamente i due candidati del Financial Times: amico dall’adolescenza, compagno di liceo Montezemolo, rivale senza possibilità di remissione ma solo di duello Tremonti.

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