Confronto tv tra i candidati, le regole del Pd: niente sguardi, domande già scritte, giornalista muto

Pubblicato il 29 Settembre 2009 - 16:54 OLTRE 6 MESI FA

Bersani

Non ci si crede: con enorme sprezzo del ridicolo il Pd sta decidendo le norme per il confronto televisivo tra i tre candidati alla segreteria. Li citiamo in ordine alfabetico per non incorrere nelle regole e nella suscettibilità maniacale del partito in questione. Eccoli: Bersani, Franceschini, Marino.

Ed ecco le regole: davanti alle telecamere i tre non potranno guardarsi tra loro. Cosa teme il “regolatore”, che si scambino insulti senza volume o che si facciano sberleffi coi muscoli del volto? Comunque la regola dice: sguardo fisso verso la telecamera o il pubblico.

Franceschini

Regola fissa anche per il cameramen: inquadrare solo quello che parla, mai quello che ascolta. Hanno paura di inquadrare un’emozione, un parere, un’espressione, una manifestazione di umanità? Terza regola: il giornalista che fa le domande non può replicare e neanche chiedere chiarimenti. Se non ha capito o ha capito che quelli fanno a non dire, peggio per lui. Il giornalista si faccia gli affari suoi e stia al suo ruolo consolidato che è quello del maggiordomo che porge domande, non ha mai visto “Porta a Porta”?

Per mettere in colonna queste mostruosità cui va aggiunto il sorteggio-lottizzato del giornalista maggiordomo (sei nomi, due per candidato, di giornalisti amici, poi si estrae a sorte lo sfortunato) hanno messo in piedi anche una cosiddetta “Area comunicazioni”. Raccontano senza ridere, ci credono sul serio, che fanno così perchè così fanno i candidati alle presidenziali in Usa. A parte che non fanno proprio così, a parte che lì il giornalista non è ingessato, la corsa alla segreteria del Pd non è proprio quella alla Casa Bianca.

Marino

Comunque il massimo del ridicolo, il picco della stoltezza burocratico-democratica lo si raggiunge con l’ipotesi di mettere alcune domande già scritte in un bussolotto. Domande, immaginiamo quanto ficcanti e precise, immaginiamo la lingua in cui saranno redatte, da estrarre dal bussolotto e da leggere come i bigliettini dei biscotti della fortuna dei ristoranti cinesi.

Ci stanno facendo sopra anche un dibattito e un confronto su queste “regole”. Disposizioni maniacali di gente che diffida della comunicazione, che non sa letteralmente di cosa parla, di un team che regola quel che dovrebbe essere un confronto di idee e passioni, tutte dello stesso partito, come una’assemblea di rissono, verboso e noioso condominio.