Decreto omnibus, passa la fiducia. Referendum sul nucleare a rischio

Pubblicato il 24 Maggio 2011 - 16:52 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La Camera ha votato la fiducia al decreto omnibus con 313 sì e 291 no e due astenuti. I presenti erano 606, i votanti 604 per una maggioranza richiesta di 303 voti. Nessuno dei tre deputati del gruppo dei Liberaldemocratici ha partecipato alla votazione sulla fiducia.

Non ha risposto, infatti, alla chiama, né il sottosegretario Daniela Melchiorre, né hanno votato Riccardo Merlo e Italo Tanoni. Inoltre alla chiama non hanno risposto i deputati dell’Mpa di Raffaele Lombardo, Ferdinando Latteri e Angelo Salvatore Lombardo, né il ‘responsabile’ Silvano Moffa né Calogero Mannino. Per il Pdl erano assenti fra gli altri i sottosegretari Giuseppe Cossiga e Gianfranco Micciche’ ed il segretario del Pri Francesco Nucara.

Il governo aveva posto la fiducia sul decretoche, tra le altre misure, contiene quelle che dovrebbero evitare il referendum sul nucleare il prossimo 12 e 13 giugno.

Una decisione, questa, che – pur attesa – ha fatto indignare il centrosinistra e il Comitato promotore dei referendum. Ma dopo essere andato sotto cinque volte la scorsa settimana, il governo ha preferito non rischiare altri scivoloni viste le polemiche aperte nel gruppo dei Responsabili e quelle tra Pdl e Lega dopo il primo turno delle amministrative. Quando si èaperta la seduta della Camera nella quale si sarebbe dovuto iniziare a votare sui 150 emendamenti al decreto, il ministro Elio Vito ha posto subito la fiducia sul testo approvato dal Senato e confermato dalla commissione Bilancio. Immediate le critiche dell’opposizione in aula. Idv, con Renato Cambursano e Federico Palomba, ha sostenuto che la fiducia serve al governo per ”eludere” il referendum sul nucleare per far mancare il quorum su quello sul legittimo impedimento.

”Una fiducia – ha detto Pier Paolo Baretta (Pd) – che serve a nascondere i contenuti miserevoli di questo decreto”. L’Udc, con Gianluca Galletti, pur favorevole al nucleare, non è stato più tenero: ”si è discusso in Parlamento per ben tre settimane sul processo breve per Berlusconi e, dopo il declassamento dell’Italia da parte di Standard & Poor’s, arriva la fiducia sul decreto Omnibus, che riguarda la politica industriale, fiscale ed energetica della nazione, impedendo cosi’ il confronto e il dibattito”.

A decidere se il referendum si terrà o meno sarà la Cassazione, che si pronuncerà dopo l’approvazione definitiva del decreto.