Draghi-D’Alema stipendi: chi rinuncia, chi conquista, chi contesta. Non ci campano, ma…

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Maggio 2021 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA
Draghi-D'Alema stipendi: chi rinuncia, chi conquista, chi contesta. Non ci campano, ma...

Draghi-D’Alema stipendi: chi rinuncia, chi conquista, chi contesta. Non ci campano, ma… (Foto d’archivio Ansa)

Draghi e D’Alema, il caso vuole giungano in contemporanea due notizie che riguardano le rispettive retribuzioni, insomma gli stipendi per dirla in volgare. Retribuzioni relative, nel caso di Mario Draghi, al ruolo e al lavoro di Presidente del Consiglio dei ministri e, nel caso di Massimo D’Alema, al ruolo e al lavoro di Presidente della Fondazione dei socialisti europei.

Stipendio Draghi a Palazzo Chigi: zero euro

Comunicazione ufficiale da Palazzo Chigi, comunicazione dovuta secondo linee di trasparenza amministrativa: “alcun compenso di nessuna natura”. Mario Draghi non prende un euro in quanto Presidente del Consiglio. L’avesse preso, non ci avesse rinunciato, di certo Mario Draghi di quello stipendio non avrebbe campato. Dai suoi reddito 2019 (dichiarazione 2020) risulta appunto reddito di 581.665 euro e la proprietà di 10 fabbricati a Londra e il possesso di sei terreni (curiosità: nessuna autovettura).

Quindi il non farsi pagare un euro per fare il Presidente del Consiglio è una scelta facilitata dalla condizione economica complessiva di Mario Draghi, con quei cinquemila netti (scarsi) al mese non ci avrebbe certo campato né accresciuto la qualità economica della sua vita. Però rimane la rinuncia volontaria ad una retribuzione spettante per pubblico servizio, a domanda quanto prende Draghi la risposta esatta è zero euro. E anche questo vale qualcosa.

Paolo Mieli critica un po’ la scelta di Draghi, definendolo un agire da “grande ricco” che in qualche modo ostenta il suo non aver bisogno. Forse e forse no: in questo paese e in questa società abbondano grandi ricchi più grandemente ricchi di Draghi che non mollano un centesimo anzi sono in servizio permanente effettivo per trasferire euro pubblici, in qualsiasi quantità, dalle casse dello Stato a quelle personali.

Stipendio D’Alema alla Fondazione

Diecimila euro al mese. Massimo D’Alema non li ha cerro estorti, erano il frutto di un accordo. Prova ne sia che sono stati pagati per anni. Ma ora la Fondazione li rivuole indietro, rivuole indietro 500 mila euro. D’Alema, anche e molto per puntiglio e orgoglio, ha rifiutato transazioni perché rifiuta il principio delle restituzione. Ritiene infatti la sua retribuzione congrua e soprattutto concordata. L’altra parte dice Fondazione mai pagato un presidente prima e dopo di D’Alema. Finiranno in Tribunale, il che non giova all’immagine di entrambi.

Bisogno, diritto, snobismo e stile

Dunque due storie di stipendi, e che nomi in queste storie! Bisogno: avevano bisogno Draghi e D’Alema dei due chiamiamoli stipendi? In entrambi i casi la risposta è No. Ne avevano diritto? Per quel che riguarda Draghi sì di sicuro e anche per quel che riguarda D’Alema la risposta è un probabile sì. E’ giusto e doveroso che prestino gratis la loro opera? Doveroso proprio no e giusto nemmeno. Elegante e opportuno sì.

C’è snobismo nel non farsi pagare per guidare il governo? A volte anche l’educazione civile e il civismo hanno tratti necessariamente snob. C’è snobismo nell’impuntarsi a difendere la piena legittimità della sua retribuzione da parte di D’Alema, anche a costo di pubblica disputa e piazzata sui denari? No, snobismo no. Magari testardaggine e presunzione, orgoglio e puntiglio questi sì, il contrario dello snobismo. Infine lo stile, lo stile dell’uomo pubblico. In queste storie incrociate di stipendi, Draghi ne ha, D’Alema un po’ meno.