Divieto di fascismo? Sta già cadendo: quei cinque profeti del Pdl

di Sergio Carli
Pubblicato il 6 Aprile 2011 - 16:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Fine del divieto al fascista? E perché no? La storia è stata rivista e riraccontata: i partigiani erano crudeli e assassini, prima durante e dopo la guerra civile. I militi della Repubblica di Salò, quelli che stavano con Hitler, erano dei “patrioti che sbagliano”. E’ la nuova, anzi ormai neanche tanto nuova storiografia, in cattedra sui media e in edicola e libreria da almeno dieci anni. E la democrazia, questa benedetta democrazia parlamentare che ha preso il posto del fascismo ormai si sa che è ostacolo al governo voluto dal popolo e comodo e riscaldato nascondiglio di corporazioni. “Corporazioni” ha chiamato il Parlamento, la Corte Costituzionale e la magistratura. Chi le ha chiamate così? Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, ma l’idea non è solo sua, è condivisa da tutta la maggioranza. E il Parlamento non vota forse, molti giornali non invocano e teorizzano forse la supremazia e intoccabilità della Guida? E il Parlamento non vota poco e a comando della Guida? Non si prova forse qua e là perfino il brivido di leggi razziali? Nessuno è razzista per carità, però che le “nostre” leggi non debbano valere per “loro” non è quasi luogo comune? E, soprattutto, non è forse invocata e benedetta la libertà di ciascuno di abbattere l’ipocrisia delle regole? Perché dunque non rimuovere il divieto a qualcosa che già circola che è già in circolo?

Certo, non c’è, non è proprio il fascismo. Perché sia fascismo mancano tante e sostanziali cose. Mancano gli agrari dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto. Mancano gli ex combattenti della Grande Guerra. Manca la miseria economica. Manca l’analfabetismo di massa. Manca il bellicismo di popolo. Manca la violenza squadrista. Manca la voglia d’Impero e l’imperialismo degli Stati europei. Manca la sostanza del fascismo. Però la forma c’è e gira senza divieti. Quei cinque senatori del Pdl, Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bonacin, Achille Totaro, hanno provato a sfondare una porta non certo aperta ma di certo socchiusa o chiusa da cardini ormai cigolanti. Devono solo perfezionare la loro proposta di legge di rimuovere il divieto al patito fascista, la prossima volta chiedano la “par condicio” tra fascismo e democrazia e sfidino chiunque, Italia alla mano, a dichiararsi “esterefatto”.