La prudenza, il coraggio e la frustata: match Tremonti-Maroni sul Fisco

Roberto Maroni e Giulio Tremonti (Foto Lapresse)

ROMA – La prudenza e il coraggio, ovvero Giulio Tremonti e Roberto Maroni. Il match tra i due ministri è andato in scena sul tema della riforma fiscale, provvedimento tanto voluto dalla Lega che per recuperare il consenso si è ricompattata con Berlusconi: la richiesta è semplice, tagliare le tasse. Ma Tremonti è stato chiaro e lo ha riconfermato oggi: la crisi non è finita, non si può fare una riforma che provochi altro deficit.

La premessa è chiara: ”I fattori di instabilità e di crisi che si sono manifestati tre-quattro anni fa sono tutti in essere. Il tempo della prudenza non è finito”. Davanti alla platea dei Giovani Imprenditori di Confindustria, il ministro dell’Economia frena sulla riforma fiscale che sta tanto a cuore al presidente Berlusconi, e mette un paletto chiaro: ”non la possiamo fare in deficit, non possiamo fare una riforma che crea deficit”.

”Dobbiamo trovare i soldi senza scassare i conti – spiega il ministro che di fisco parla anche all’arrivo, in un colloquio riservato con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia – perché ci porterebbe ad aumentare i tassi di interesse e di conseguenza ad alzare le tasse. Abbiamo un’enorme base di evasione fiscale che oggettivamente è un grosso serbatoio, il suo recupero può servire per la riduzione della pressione fiscale. Il dividendo va messo su giovani e anziani”. Tremonti aggiunge: ”io sono un po’ all’antica, non ho intenzione di tassare la prima casa e il risparmio delle famiglie”.

Poi indica tra le cose ”da studiare” l’innalzamento delle aliquote Iva ”per trasferire la tassazione dalle persone alle cose” e spiega che il Tesoro sta lavorando sulla ”Torre di Babele” delle esenzioni fiscali: ”470 deregulation che cubano 150 miliardi”. Sulla riorganizzazione del fisco ”è tutto scritto – ricorda il ministro – a pagina 6-7 del Programma nazionale di riforma. Non pretendo sia un best seller da tenere sul comodino – aggiunge con una battuta – ma lì c’è già scritto tutto su tempi e numeri”.

E quello che per Tremonti sarebbe spericolato, per Maroni è invece coraggioso: ”La prudenza sì, ma anche il coraggio”, ha detto il ministro dell’Interno, ”il coraggio di guardare, di mettere in campo una riforma significativa, il coraggio di sfidare la congiuntura e di un gesto importante e atteso, che noi dobbiamo impegnarci a prendere per portarlo a compimento entro i due anni della legislatura”. Una posizione non in contraddizione con quella del ministro dell’Economia, ma ”due modi di vedere la stessa cosa – ha precisato Maroni – da due punti di vista diversi”.

”La riforma fiscale deve essere contemporanea con la manovra e deve essere una riforma fiscale vera, non una cosa buttata lì per coprire la manovra”. Insomma per Maroni i due provvedimenti ”si devono fare in contemporanea, altrimenti vuol dire che non abbiamo imparato la lezione e che la frustata non c’è”.

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