Il Foglio annuncia: “Imminenti le dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera”

Gianfranco Fini

ROMA – ”Se ne parla da giorni, i segnali non mancavano, adesso è di rotonda evidenza che Gianfranco Fini sta per dimettersi dalla presidenza della Camera”. E’ quanto si legge nell’editoriale che verrà pubblicato sul ”Foglio” di venerdì 25 febbraio.

”I contenuti del suo ultimo attacco incendiario – si legge ancora nell’editoriale del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara – contro il presidente del Consiglio pubblicato oggi dall’ ‘Espresso’, a poche ore dalla comparsata televisiva dell’ex capo di An nella fossa dei leoni antiberlusconiani ammaestrati da Michele Santoro, non lasciano dubbi e anzi danno sostanza alle voci di un ripensamento finiano: orgogliosamente fuori dal giardino di una neutralità ipocrita, e a testa bassa per incornare Berlusconi prima che si svuoti il recinto di Futuro e libertà”.

”La vetta di Montecitorio è un posto troppo asettico – fa notare il Foglio – per potersi concedere intemerate come quelle contro il solito Berlusconi autocrate impunito e provocatore di conflitti istituzionali; ne’ da quella vetta è  possibile sparare a costo zero sui propri parlamentari, quelli di Futuro e Libertà, i quali però sono gli stessi che siedono nell’assemblea da Fini presieduta, colpevoli di abbandonare Fli per sopraggiunta allucinazione o malafede. Essendo poi, quest’ultima, la medesima tesi impugnata da Gheddafi per spiegare l’ammutinamento della Cirenaica, è chiaro che non sta bene sulle labbra della terza carica dello Stato, figura di equilibrio, garanzia ed equanimita’ ”.

”Insomma Fini ha passato il proprio Rubicone, ma lo ha attraversato in senso contrario: immusonito e catafratto, ha scongelato la propria carica di capo partito per gettarsi sino in fondo nel corpo a corpo con il premier, sapendo – conclude il ”Foglio” – che non si può assaltare la presidenza del Consiglio utilizzando come catapulta la presidenza della Camera, perché questo mette in grave imbarazzo il buon senso, le istituzioni e il Quirinale. Bene. Era ora”.

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