Fuorionda Fini: Gasparri all’attacco, Bondi “amareggiato”

Pubblicato il 2 Dicembre 2009 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

Maurizio Gasparri e Sandro Bondi

I chiarimenti di Fini, nonostante la telefonata del presidente della Camera a Ballarò, non arrivano e nel Pdl serpeggia il malcontento. Duro il commento del capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri: «Certe cose bisognerebbe evitare non solo di dirle, ma perfino di pensarle».

Intervistato dal quotidiano La Stampa, Gasparri torna sul  “fuorionda” in cui è stata colta una conversazione tra Fini, e il procuratore della Repubblica di Pescara Nicola Trifuoggi. Alla domanda se non sia importante avere la verità sulle stragi di mafia, Gasparri replica: «Ma noi questa verità già l’abbiamo! C’é stato un processo con delle condanne. Ora non è che arriva Gaspare Spatuzza, un assassino che ha sciolto dei bambini nell’acido, e si rifà tutto da capo. Oltretutto con un bersaglio politico ben chiaro».

Del premier, il senatore Pdl afferma: «Noi pensiamo sia vittima di una persecuzione. Se Fini la pensa diversamente lo dica», perché nelle parole del presidente della Camera «uno come Di Pietro ci si è subito riconosciuto, per non dire di personaggi come Grillo».

«Questo – spiega – dovrebbe essere motivo di riflessione, i nostri elettori hanno diritto di sapere Fini da che parte sta». Nessun appoggio a Fini da Gasparri, quindi, nonostante, nel 2005 proprio il vicecapogruppo sia stato vittima di una conversazione “rubata”. Gasparri parlava in un bar con due attuali ministri della Repubblica,  Ignazio La Russa e Altero Matteoli. Dalla chiacchierata uscì fuori che Fini era «bollito». Il leader di An non la prese bene e si scatenò un putiferio.

Critico con Fini anche Sandro Bondi presente a Ballarò durante l’intervento telefonico del presidente della Camera. «L’intervento –  si legge in una nota – mi ha particolarmente amareggiato. Ho cercato di difendere, le ragioni del Pdl distinguendo sempre tra la magistratura nel suo complesso, nei confronti della quale non possiamo non avere fiducia, e alcune frange di magistrati politicizzati».