ROMA – Secondo Goldman Sachs “l’Italia potrebbe diventare la sorpresa positiva, in termini di crescita, del prossimo anno”. Il benaugurante pronostico è contenuto in un report che la banca d’affari dedica alle prospettive economiche dell’Europa. Sembra, la grande banca, tifare per il vecchio continente e in particolare per l’Italia di Mario Monti, che è stato loro illustre dipendente. In realtà, a leggere bene bene il rapporto, resta la diffidenza e la preoccupazione per l’Italia, unico Paese dove il costo del lavoro relativo resta troppo alto. Si confida nell’attuazione e nello sviluppo delle riforme che a livello centrale sono state introdotte. Si teme la politica, quella che verrà dopo Monti, un vero e proprio “political cliff”. Senza Monti, sembra di intuire, l’Italia ruzzolerebbe immediatamente all’indietro. Senza l’approvazione del pacchetto sulla produttività tutti gli sforzi andrebberio a farsi benedire.
W Monti, quindi, per Goldman Sachs che ovviamente si augura faccia il bis. Tutto questo interesse per la ripresa economica in Europa mostrato sul report contrasta però con l’impegno reale nella scelta degli investimenti. Un piccolo articolo del Sole 24 Ore del 27 novembre segnala proprio questa distonia. I dati pubblicati ieri da Bloomberg sono significativi: delle grandi banche d’affari, Goldman Sachs è stata l’unica nel 2012 a evitare di farsi coinvolgere negli aumenti di capitale delle banche italiane e spagnole. Non un dollaro, sebbene ripetutamente sollecitato, per il Banco Popular Espanol, per il Banco Espirito Santo portoghese, non un dollaro per l’italiana Unicredit.