Il Pd e “suor Paola”. “Merita l’espulsione, sì, no, forse”. Franceschini, Bersani e la Binetti

Pubblicato il 14 Ottobre 2009 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA

RO300408POL_0099Riuscirà il Pd a sopravvivere alla tempesta Binetti? Lei ha votato contro la legge che puniva la violenza ai danni dei gay sostenendo che gli omosessuali non possono godere di uno status legislativo particolare. Il partito di cui è deputata considera questa posizione non un’opinione ma un disvalore. Dunque, la Binetti dentro o fuori il partito. E, soprattutto, il Pd, di suo già fragile, può permettersi il contraccolpo di un’espulsione o il peso di una sopportazione?

Il segretario Dario Franceschini parla di voto della Binetti “inaccettabile” e di “un grande problema per il Pd”. «Si deve riflettere sulla stessa permanenza di Paola nel Pd, ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri. Io credo che questi non siano temi su cui ci possa essere libertà di coscienza. Sono chiamati in causa i valori fondativi, l’idea stessa del Pd, che ha al primo posto la lotta a tutte le discriminazioni, contro tutte le aggressioni alle diversità. In un grande partito -su tanti temi ci deve essere posto per tutte le posizioni, ma su un tema come questo non è ammissibile che si voti con la destra, contro il proprio partito». Riflettere dunque, ma decidere quando e come?

Il canditato favorito alle primarie, Pierluigi Bersani, tira in ballo le regole e ritorna sulla questione di coscienza per la deputata che gli ha assicurato pure il voto: «Chi vota per me, sa che questo significherebbe accettare le regole: io nell’organismo statutario sarei chiaro, sarebbe la prima cosa che farei, indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito». Per lui il provvedimento contro l’omofobia non rientra nelle libertà di coscienza.

Subito dopo il voto di martedì alla Camera, Paola Concia, relatrice Pd della proposta di legge contro l’omofobia, lancia un aut aut:  «O la mia posizione o quella di Paola Binetti: che il PD decida».

Nel partito però c’è anche chi difende la scelta della Binetti.  «Espellerla sarebbe un errore», dice l’ex ministro Beppe Fioroni, «Il partito democratico fa sempre tempeste in un bicchier d’acqua. Io posso non condividere in toto le osservazioni della Binetti e votare in modo diverso ma mi batto perchè in un partito democratico e plurale quale siamo noi, ci possa essere la libertà di esprimere dubbi e preoccupazioni e pensieri diversi».

Arriva secco anche il commento della diretta interessata. Alle indiscrezioni su un suo passaggio all’Udc risponde: «Assolutamento no, è una delle poche cose di cui sono sicura».