Ilva, Passera: “Magistrati, non fermateci”. Ma loro sono pronti al ricorso

Pubblicato il 2 Dicembre 2012 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera (Foto Lapresse)

ROMA – Sull’Ilva di Taranto è scontro tra governo e magistrati. Il presiente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, difendono il decreto del governo per la riapertura dello stabilimento. Ma i magistrati che avevano stabilito il sequestro degli impianti annunciano ricorso. Secondo il Fatto Quotidiano, il giudice per le indagini preliminari, Patrizia Todisco, starebbe pensando di rivolgersi alla Corte Costituzionale.

Per  Passera, che torna sulla questione Ilva in un’intervista a Repubblica, non è vero che, come sostengono i magistrati di Taranto, la produzione all’Ilva dev’essere fermata se si vuole bonificare l’ambiente.

Per il gip Todisco il decreto sarebbe incompatibile con gli articoli 32, sul diritto alla salute, e 41, sull’iniziativa economica privata della Costituzione.

Per la procura, invece, si potrebbe sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato per aver annullato un sequestro definitivo oppure sollevare un’eccezione di incostituzionalità per la salvaguardia dell’obbligatorietà dell’azione dei pm.

Secondo Passera, invece, è solo apparente il conflitto tra il decreto del governo e la decisione della procura di Taranto di sequestrare l’impianto.

”Mi auguro che i magistrati capiscano che i loro obiettivi e i nostri non confliggono, ma coincidono. C’è una volontà comune che è quella di tutelare la salute e di salvare il lavoro di tutti. Noi non vogliamo vanificare le sentenze dei tribunali né ledere la maestà del potere giudiziario. Vogliamo solo trovare una soluzione condivisa, nel rispetto del diritto”, ha detto il ministro, sottolineando che il decreto varato dal governo ”è costituzionale’‘, rispondendo ai dubbi sollevati dai magistrati su una norma che di fatto consente la produzione in uno stabilimento sequestrato per le emissioni nocive.

La questione “costituzionalità” tornerà ad essere discussa dai magistrati il prossimo 6 dicembre, quando si tornerà in aule per il Riesame sul sequestro dei prodotti dello stabilimento.

Ma Passera ribadisce: ”Noi abbiamo un profondo rispetto della magistratura e siamo convinti che i giudici finora abbiano fatto al meglio il loro dovere”. Ma ”non siamo d’accordo” sul fatto, come sostengono alcuni magistrati, che ”non sia possibile fare la bonifica e il risanamento aziendale mentre gli impianti sono in funzione. Se l’azienda spegne gli impianti per fare la bonifica, muore e non può più rinascere, ad esclusivo vantaggio dei concorrenti che gli portano via il mercato. E questo non lo possiamo permettere, perché oltre alla tragedia ambientale esploderebbe un enorme dramma sociale. Chiediamoci cosa sarebbe successo all’Italia senza il nostro intervento”.

”Abbiamo fatto la cosa giusta e l’abbiamo fatta in tempi di record. Con un presupposto fondamentale: non ci deve mai essere una contrapposizione fra la salute e il lavoro. Adesso voglio vedere chi avrà il coraggio di dire che non ci mettiamo la faccia. Io la faccia ce la metto tutti i giorni. In questo caso come pure nel Sulcis, dove abbiamo sbloccato Portovesme ed Euroalluminia o al tavolo con i sindacati di Fincantieri”.

Il ministro ha poi detto di aspettarsi che “l’azienda ottemperi. Ma se questo non dovesse accadere, noi l’avvisiamo fin d’ora: siamo pronti ad intervenire, nella gestione e nella proprietà”.  Proprio per questo il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha detto che la famiglia Riva è “aperta a qualsiasi trattativa, anche internazionale”.

Infine, sull’ipotesi di una ‘forzatura’ di fronte all’ emergenza, Passera aggiunge: ”Politicamente e psicologicamente ci ha aiutato il fatto che il giorno prima del Consiglio dei ministri abbiamo avuto l’incoraggiamento da tutte le parti sociali. Ed è fondamentale che non venga meno anche nei prossimi mesi”.