Indultino primavera

Una sola sera, quattro cose viste in tv: il prete che infila le mani nelle mutande delle giovani parrocchiane e la sua gente che lo difende, le interviste di D’Alema e Gasparri e i servizi dei Tg sul piano carceri, con omissione dell’indulto varato dal governo della tolleranza zero
angelino alfano

Visto in Tv un servizio de “Le Iene”: filmati, confessioni, ammissioni, prove inoppugnabili della brutta storia di un prete del napoletano che da anni e per decine di volte massaggiava il seno e infilava le sue mani nel sesso delle parrocchiane per “infondere nel corpo e nell’anima lo spirito del bene”. Tanto brutta la storia e tanto inoppugnabile che la Curia di Napoli quel prete lo ha trasferito e chiuso in convento.

Eppure nel servizio si vedeva anche la “gente della parrocchia” che ai filmati delle molestie, raccolti con telecamera segreta, non credeva, non voleva credere. Gente disposta a dire che quelle mani fruganti nelle mutande e sotto i reggiseni cercavano cellule cancerogene da combattere. Gente pronta a dire che palpava e molestava sì il prete, ma in “buona fede”. Gente che manifestava il suo odio e la sua rabbia contro chi aveva svelato la brutta storia, fino a prendere a sassate l’auto dei giornalisti e ad augurare “ogni male” a chi aveva portato la storia in tv. Gente pronta, certa e sicura che la verità scomoda fosse artificio e maleficio.

Più o meno la stessa reazione che, a nome della gente, hanno avuto “Il Giornale” di Feltri e “Libero” di Belpietro quando si sono trovati di fronte la verità per cui Berlusconi le tasse non le abbassa perché semplicemente non può. “Il Giornale” titola: “Il pasticcio delle tasse” e manifesta non solo la sua delusione ma la sua innervosita incredulità. “Libero” titola: “Caro Silvio non ci siamo” e cerca un “colpevole” nascosto e maligno. La verità di un bilancio pubblico che non può tollerare sgravi fiscali per 20 e passa miliardi è per entrambi i quotidiani intollerabile. Quindi deve essere menzogna, pasticcio, intrigo. Nel suo piccolo anche Blitz ha registrato qualcosa di analogo: un pezzo che spiegava, conti alla mano, l’impossibilità delle due aliquote di Berlusconi ha ricevuto qualche indignato commento: “Volete malignamente travisare le intenzioni del governo…”. Seguivano le frasi del “travisamento”, frasi che erano quelle del ministro Tremonti. La “gente”: spesso odia la verità.

Vista in tv l’ultima intervista di Massimo D’Alema. Iniziava con: “Una grande questione come…”. Proseguiva con: “Un grande paese come…”. Planava su: “Un grande partito come…”. Pensata così, come gioco, di quelli istruttivi: e se fosse inibito a D’Alema per qualche mese l’uso dell’aggettivo “grande”? D’Alema è certamente uno dei pochi politici che leggono, studiano, pensano. Ma forse pensa sempre e solo troppo in “grande”. Una sopravvenuta modestia linguistica gioverebbe alla salute pratica del suo riflettere? Pensato che sì, ci provi D’Alema e verifichi l’effetto che fa.

Vista in tv l’ultima dichiarazione di Maurizio Gasparri. Come sempre iniziava e finiva con: “La sinistra sbaglia”. Inibire a Gasparri per qualche mese la parola “sinistra”. Che effetto ne verrebbe? Evaporerebbero la sue dichiarazioni, tolto l’argomento della “sinistra zozza e buciona”, l’eloquio politico di Gasparri sarebbe prosciugato.

Visti tutti i Tg. Tutti hanno detto del “piano carceri” del ministro Alfano. Non uno ha detto quel che pure Alfano ha detto. Non hanno capito o hanno fatto finta di non capire: troppa fatica e troppo pericolo a tradurre davvero in lingua comprensibile agli umani. Fino a che si tratta di annunciare nuovi “padiglioni” carcerari entro l’anno e nuove carceri nei prossimi anni e duemila agenti penitenziari in più si può dire chiaro e netto al Tg. Qualcuno approvando, qualcuno esultando, qualcuno diffidando. Ma l’altra cosa dirla chiara non si può: fuori dal carcere chi deve scontare un solo anno della pena comminata e fuori dal carcere, “messi in prova” gli imputati per pene fino a tre anni.

E’ l’unica cosa da fare: ogni anno entrano in carcere diecimila persone in più. Nessuna edilizia carceraria, anche d’emergenza, può reggere questo ritmo. L’unica è svuotarle le carceri, svuotarle di chi ha poco da scontare o di chi ha commesso reati non gravi. E’ l’unica, ma il suo vero nome è indulto. Anche il governo della tolleranza zero ha annunciato il suo indultino di primavera. Ma non c’è Tg che lo dica. Proprio come nessuno ha il coraggio di dire che un terzo dei detenuti è dentro perchè tossicodipendente e non trafficante di droga. Basterebbe smettere di mettere in galera i drogati, colpevoli solo di assunzione di droghe. Ma non si può dire, la gente non vuole. Come non vuole indulti, tasse e verità.

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