Intercettazioni, lodo Alfano, Csm: le tre sfide di Berlusconi a Fini e Napolitano

Silvio Berlusconi

Le ostilità tra finiani e berluscones all’interno del Pdl sono arrivate ad un punto di non ritorno. Siamo alla sfida aperta che può avere solo due sbocchi: o il partito uscirà più unito che mai o ci sarà una frattura irrimediabile. Già ieri il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto aveva avvertito Fini: separi i ruoli o l’alternativa è la separazione.

In questi mesi il premier ha covato una sorta di vendetta intestina contro Fini, che durante il Congresso nazionale si permise di contraddirlo. E ora è arrivata la resa dei conti. Proprio oggi è il giorno della sfida. Una sfida che, come mette in risalto Liana Milella sulla Repubblica, non è solo tra il Cavaliere e il presidente della Camera, ma anche tra il premier e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nella testa di Berlusconi la sfida é: portare a casa prima della pausa estiva dei lavori parlamentari le intercettazioni, il nuovo Lodo Alfano (almeno in prima lettura) e un nuovo vice presidente del Csm di centrodestra o comunque “amico”.

Ddl intercettazioni. Nella giornata di mercoledì l’assemblea dei capigruppo della Camera ha deciso che il testo sulle intercettazioni sarà discusso in Aula a Montecitorio a partire dal 29 luglio. Una decisione che ha subito sollevato l’ira di Gianfranco Fini che si è detto “indignato” e ha bollato l’iniziativa come una questione di “puro puntiglio” e ai suoi ha detto: “Ero convinto che avrebbero desistito dalla forzatura di voler mettere questo ddl a tutti i costi in calendario. C’è la manovra, c’è la crisi economica, si può andare a settembre”. E invece no. I berluscones vogliono che il ddl diventi legge subito, prima di andare in vacanza. Vogliono un colpo di mano che faccia passare il disegno di legge senza troppe discussioni. Con il beneplacido o meno di Napolitano poco importa.

L’idea dell’ala dura del Pdl è di approvare il testo sulle intercettazioni così com’è, senza le modifiche chieste dai finiani, nella prima settimana di agosto sia alla Camera che al Senato. Come? Evitando il dibattito e ponendo, quindi, la questione di fiducia per “blindare” il testo da vari correttivi o emendamenti. L’ala finiana però risponde: se le cose stanno davvero così noi voteremo sì alla fiducia, se la mettono, ma subito dopo bocceremo il ddl. A quel punto si produrrà una frattura irrimediabile. E i berluscones già iniziano a lanciare i primi segnali di avvertimenti a Fini: “O dentro o fuori, ci asseconda o se ne va. Tanto, elettoralmente, non pesa nulla”.

Lodo Alfano. Nella road map dei berluscones c’è anche l’approvazione del nuovo Lodo Alfano, quello che estende lo “scudo” anche per il premier a quei processi iniziati prima dell’assunzione della carica. L’idea è di far approvare in prima lettura dal Senato il testo, proprio in quella stessa prima settimana di agosto, mentre alla Camera, nell’idea dei berlusconiani, si sta approvando la legge sulle intercettazioni.

Anche su questo punto c’è molto contrasto nel Pdl. Come riporta La Repubblica, ieri un dissidente diceva: “Stiamo sbagliando tutto e ci stiamo mettendo tutti contro, basta guardare la piazza di domani (oggi, ndr), giornalisti, magistrati, società civile, un disastro”.

Vice presidente del Csm. Ultimo tassello nella mente di Berlusconi è trovare un accordo su un nome “vicino” per il nuovo vice presidente del Csm. Uno dei nomi in ballo è quello del centrista Michele Vietti. Ma Berlusconi vorrebbe puntare su un uomo più vicino al Pdl, più di fiducia, come Gaetano Pecorella o Peppino Gargani. Il nome di Vietti, però, potrebbe rispuntare nel caso la candidatura di Pecorella e Gargani non venisse votata dai togati. Intanto oggi alla Camera si votano gli otto membri laici dell’organo di autogestione della magistratura.

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