Lega Nord, Matteo Salvini è il nuovo segretario con 82% dei voti

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Dicembre 2013 - 19:52 OLTRE 6 MESI FA
Lega Nord, Matteo Salvini è il nuovo segretario con 82% dei voti

Lega Nord, Matteo Salvini è il nuovo segretario con 82% dei voti

MILANO – Matteo Salvini è il nuovo segretario della Lega Nord, il vicepresidente uscente del Carroccio ha vinto il duello con Umberto Bossi ottenendo l’82 percento dei voti. L’esito delle primarie verrà sottoposto ai delegati al Congresso di domenica 15, e dovrà essere approvato a maggioranza assoluta.

In caso di conferma, Salvini non avrà un mandato di tre anni, ma, trattandosi di un congresso straordinario, di un anno e mezzo fino al luglio del 2015 (che sarebbe stata la scadenza naturale della segreteria di Roberto Maroni). Inoltre Calderoli ha spiegato che, il giorno prima del congresso, sabato 14, si terrà a Torino una riunione del consiglio federale del movimento per decidere le regole dell’assise.

Matteo Salvini, dopo Umberto Bossi e Roberto Maroni, sarà il primo segretario federale della Lega non appartenente alla generazione dei fondatori, sebbene proprio all’ombra di quella generazione è politicamente nato e cresciuto. Per Salvini, assiduo volto tv ma con quell’aria da guastafeste che ha provocato anche tante gaffe, essere stato scelto dai militanti nel giorno del patrono della sua Milano, sant’Ambrogio, potrebbe non essere un caso: è sotto la Madonnina, dove si è sposato due volte e avuto due figli ancora piccoli, che si è fatto largo in questi ultimi vent’anni in una Lega che ha sempre avuto il suo baricentro, ideale ed elettorale, più nell’hinterland e nelle Prealpi che nel cuore della metropoli.

Diciannove anni filati nel Consiglio comunale, per un politico che all’anagrafe ne ha compiuti 40, rappresentano una vita spesa sotto la bandiera del Carroccio. Ha iniziato in maggioranza nel 1993 quando Milano ha avuto il suo primo (e finora unico) sindaco leghista, Marco Formentini, e ha chiuso nel 2012 all’opposizione di Giuliano Pisapia.

La sua formazione sul campo è stata lì, fra banchetti, mozioni, trasmissioni su Radio Padania e sopralluoghi a sorpresa nei campi rom, oltre che fra i tifosi del Milan. E se oggi vuole allearsi con Marine Le Pen, nel 1996 al ‘Parlamento del Nord’ capeggiava i Comunisti padani.

A portarlo in politica, una folgorazione per Umberto Bossi, che per Salvini è ancora ‘‘il papà di tutti”, quello che ”ha visto le cose prima degli altri”, non solo sull’indipendenza ma anche sugli effetti dell’euro. Ma il Senatur è anche il maestro da cui ha dovuto emanciparsi, dopo che le divisioni fra il ‘cerchio magico’ di Gemonio e i ‘barbari sognanti’ di Maroni avevano trasformato i rapporti nella Lega, ancora prima che arrivassero le inchieste giudiziarie.

E così Salvini ha cambiato ruolo: eletto segretario della Lega Lombarda dell’era Maroni, nel giugno del 2012, non ha mai però dimenticato l’affetto per Bossi, con cui – ironia – si è trovato a incrociare la spada alle prime primarie padane che lo hanno incoronato il 7 dicembre.

L’Europa sarà il suo bersaglio, ha promesso. Del resto la conosce bene, Salvini, che è anche parlamentare europeo dal 2009. E prima ancora lo era stato fra 2004 e 2006. A Roma, eletto alla Camera nel 2008, è durato un anno, anche per le polemiche sulle sue uscite. L’idea, in tema di immigrazione, di riservare vagoni della metro ai milanesi. Ma anche il video di una festa a Pontida in cui intonava cori contro i napoletani. Una serie di scivoloni che nelle sezioni leghiste sono state però medaglie al petto di Salvini.

Ultimo grande bersaglio, le proposte del ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge. ”Ministro del nulla”, l’ha definita nella calda estate 2013, annunciando un referendum per l’abrogazione di quel ”ministero inutile”. Poi non se ne è più parlato.