Legge di stabilità: tagli alle detrazioni retroattivi. In barba al contribuente

Pubblicato il 12 Ottobre 2012 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
Legge di stabilità: il taglio dell’Irpef nel 2013, quello alle detrazioni fiscali è retroattivo

ROMA – Legge di stabilità: i tagli alle agevolazioni fiscali sono retroattivi, si applicano, cioè, a partire dalle prossime dichiarazioni dei redditi per l’anno d’imposta 2012. Due commi dell’articolo 12, quello dell’aumento della franchigia di 250 euro per quasi tutte le tipologie di deduzioni e il tetto massimo di 3000 euro alle detrazioni fiscali, precisano che in deroga allo Statuto del contribuente, le disposizioni si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2012. Misure che coinvolgono i redditi superiori a 15 mila euro.

Nella franchigia sono comprese tutte le voci tranne i bonus per sordomuti e non vedenti: prima dell’intervento, la franchigia sotto la quale non era possibile ottenere benefici fiscali era fissata a 129,11 euro, le vecchie 250 mila lire. Il tetto di 3000 mila euro non comprende le spese sanitarie. A fronte di questa stretta, la diminuzione di un punto delle aliquote Irpef si applica invece a partire da gennaio 2013. A parte il saldo fra taglio delle tasse e taglio delle “tax expenditures” (deduzioni e detrazioni fiscali), operazione discutibile quanto legittima di un governo in carica, appare come una nota stonata il continuo derogare dalle norme vigenti. Lo Statuto del Contribuente (articolo 3 della Legge 27 luglio 2000) vieta la retroattività dell’imposizione fiscale.

“Ennesimo caso di arroganza fiscale”: così sul Sole 24 Ore viene definito l’aumento retroattivo del prelievo. Questione di metodo e di merito. Da una parte, infatti, la limitazione degli sconti fiscali (onerosi perché applicati sugli interessi dei mutui, gli assegni al coniuge ecc..) produrrà un risparmio di circa 2 miliardi contabilizzabile già nel 2013: se la norma, che deve transitare in Parlamento, non sarà approvata, resterà comunque il fardello di coprire quella voce, più che consistente, a bilancio. Dall’altra, non si può continuare a trattare i cittadini come sudditi fiscali: lo Statuto assicura al Contribuente dei diritti che i due commi allegramente calpestano.