Legge di Stabilità, sì definitivo: 2,1 miliardi di tasse in più

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2013 - 11:02| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Legge di Stabilità, sì definitivo: 2,1 miliardi di tasse in più (Corriere della Sera)

Legge di Stabilità, sì definitivo: 2,1 miliardi di tasse in più (Corriere della Sera)

ROMA – La legge di Stabilità ha ricevuto il sì definitivo dal Senato. Con 167 voti a favore e 110 contro il doppio passaggio parlamentare ha aumentato fino a 14,7 miliardi l’impatto di una legge che, nel testo mandato alle Camere dal governo, movimentava 11,6 miliardi. Le coperture, da 8,6 miliardi del testo iniziale, sono state aumentate fino a 12,2 miliardi. Restano “a deficit” 2,5 miliardi (erano 3 nella bozza del governo).

Complessivamente per lo Stato la Stabilità porterà 2,1 miliardi di entrate in più (600 milioni nel 2015 e 1,9 miliardi nel 2016). Per gli italiani saranno 2,1 miliardi di tasse in più, come sottolinea Libero.

Scrive Antonella Baccaro sul Corriere della Sera:

“la manovra appare come un cantiere dove i lavori sono ancora in corso. Questo è vero per i due maggiori capitoli ancora da completare: la nuova tassazione sulla casa e il taglio del cuneo fiscale. Ma è corretto anche per la web-tax, nata in mezzo alle critiche, ridimensionata, ma già oggetto di ripensamenti. Per non parlare delle norme che si sta cercando di neutralizzare attraverso decreti successivi, come la norma sull’affitto dei palazzi istituzionali di cui si è detto sopra.

Il primo dei grandi punti interrogativi della legge di Stabilità è la tassazione sulla casa:

Sulla casa si è passati dalla Trise, prima versione della nuova service-tax contenuta nel testo licenziato del governo, e accolta dalle proteste per la sua complessità, alla Iuc (imposta unica comunale) che in realtà mantiene intatta l’originaria tripartizione tra Imu, che resta sulle seconde case con un’aliquota massima del 10,6 per mille (era 11,6 la vecchia Imu), Tari sulla raccolta dei rifiuti e Tasi sui servizi indivisibili. Quest’ultima è già in fase di cambiamento: in un prossimo decreto l’aliquota massima dovrebbe salire dal 2,5 per mille al 3,5 (resta all’un per mille l’aliquota più bassa) per consentire ai Comuni di ripristinare detrazioni quasi simili a quelle che c’erano per la vecchia Imu e che la legge di Stabilità ora si limita a prevedere in 500 milioni, ritenuti insufficienti dai Comuni. Ma il pasticcio della casa non finisce qui: la Stabilità ha dovuto rinviare dal 16 al 24 gennaio il pagamento di una quota della vecchia Imu sulla prima casa (il 40% della differenza tra la maggiore aliquota imposta dal Comune e quella standard). Si tratta di una coda della seconda rata del 2013, ripristinata con il decreto Imu-Bankitalia.

L’altro fronte aperto è il lavoro: sindacati e Confindustria chiedevano un taglio sostanzioso del cuneo fiscale:

Hanno ottenuto un primo taglio (con maggiori effetti per i lavoratori tra i 15 mila e i 28 mila euro e benefici seppur ridotti anche per gli scaglioni fra 28 mila e 55 mila) e la creazione di un fondo ad hoc alimentato dalle risorse della spending review e della lotta all’evasione, al netto delle spese per l’equità sociale e di quelle improrogabili. Formula, quest’ultima, che ha fatto infuriare gli industriali che vi hanno visto uno svuotamento del fondo appena nato. Versione ieri rintuzzata dal premier nella conferenza stampa di fine anno. Sul lavoro ieri il governo ha trasmesso alla Commissione europea la nuova versione del Piano Italiano per la Garanzia Giovani.

Questa manovra poi ha sostanzialmente fallito nel tassare gli “intassabili”: multinazionali del web, grande finanza, capitali all’estero:

Sarà rivista probabilmente anche la web-tax che nella versione finale impone alle multinazionali del web di avere una partita Iva italiana solo per vendere pubblicità. Non è passata invece la nuova versione della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, che puntava a allargare la platea a tutti i titoli (esclusi quelli non speculativi come i titoli di Stato) e a abbassare l’aliquota allo 0,01%. Non c’è traccia nella Stabilità delle misure per agevolare il rientro dei capitali dall’estero mentre è prevista una sanatoria delle cartelle esattoriali e dei contenziosi sui canoni demaniali marittimi.