Mafia. Dell’Utri, respinte istanze difesa. Si va verso sentenza

Pubblicato il 15 Gennaio 2010 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA

Una lunga camera di consiglio potrebbe avere chiuso, questa volta definitivamente, la fase istruttoria del processo d’appello a Marcello dell’Utri, il senatore del Pdl accusato di concorso in associazione mafiosa e condannato in primo grado a 9 anni.

Ma nel dibattimento a carico del parlamentare il condizionale è d’obbligo, perché accusa e difesa, finora, non hanno risparmiato colpi di scena anche quando la sentenza sembrava questione di poco. La corte, però, oggi non ha solo respinto le ulteriori istanze delle parti che, se accolte, avrebbero certamente fatto slittare il verdetto, ma ha dettato il calendario delle prossime udienze da qui ad aprile, scadenzando i tempi di requisitoria e arringhe e facendo intravedere la fine del processo. La prima data è il 12 febbraio prossimo.

Una linea che dovrebbe piacere al senatore che, criticando l’eccessiva durata della sua odissea giudiziaria, dilatata ulteriormente dall’audizione del pentito Gaspare Spatuzza e da quella dei boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano, a più riprese è tornato a invocare la sentenza. E che oggi ha bollato duramente le ultime rivelazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, sui suoi presunti rapporti col boss Bernardo Provenzano. «Dietro Ciancimino – ha detto ai giornalisti in una pausa dell’udienza – c’è una regia occulta volta a colpire me e il premier Berlusconi».

Ma proprio i verbali con le dichiarazioni del rampollo dell’ex politico Dc potrebbero essere l’ultimo asso nella manica dell’accusa. La Procura sta valutando la possibilità di trasmetterli al procuratore generale Nino Gatto che, a sorpresa, ritenendoli assolutamente necessari ai fini della decisione, potrebbe depositarli e chiedere alla corte l’esame di Ciancimino.

Una mossa delicata dagli esiti incerti, visto che i giudici d’appello, precedentemente interpellati sulla possibilità di ascoltare il testimone, che già aveva accennato alle collusioni di Dell’Utri con la mafia, avevano sonoramente respinto l’istanza del pg. L’orientamento della corte, comunque, sembra essere quello di una conclusione rapida del processo. Ne è prova l’esito della camera di consiglio di oggi, che ha portato rigetto della richiesta di improcedibilità avanzata dai legali del senatore e di quella di acquisizione dei verbali con le dichiarazioni del pentito Antonio Scarano presentata dal pg.

Per i legali di Dell’Utri il processo sarebbe tutto da rifare a causa di un vizio d’origine determinato dal fatto che il presidente del tribunale che ha condannato il parlamentare, il giudice Leonardo Guarnotta, avrebbe in passato indagato sul senatore. Una circostanza che i penalisti desumono da un’intervista fatta a Paolo Borsellino e recentemente diffusa da “Il Fatto” in edizione integrale. «Borsellino non è stato così netto – ha risposto la corte respingendo l’istanza – e comunque non risultano procedimenti a carico di dell’Utri a quella data». No pure su Scarano che, secondo il pg, avrebbe riscontrato le accuse del pentito Gaspare Spatuzza, raccontando di averlo accompagnato all’incontro col boss Giuseppe Graviano in cui si sarebbe parlato dei rapporti tra Dell’Utri, Berlusconi e la mafia.

«Scarano e Spatuzza – hanno commentato i giudici – si riferiscono a date diverse. E comunque il pentito non partecipò alla conversazione tra i due capimafia, ma rimase ad attendere fuori». Troppo poco per l’acquisizione di ulteriori verbali agli atti di un processo già molto corposo.