Manovra, ritocchi Iva in chiave sociale o stretta sugli sconti fiscali? Renzi pronto al veto

di Daniela Lauria
Pubblicato il 29 Settembre 2019 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Manovra, ritocchi Iva in chiave sociale o stretta sugli sconti fiscali? Renzi pronto al veto

Il premier Giuseppe Conte alla kermesse politica di Affari Italiani a Ceglie Messapica (foto Ansa)

ROMA – Ritoccare l’Iva in chiave sociale o avviare una stretta sugli sconti fiscali, tante volte annunciata e mai realizzata. A poche ore dal varo della nota di aggiornamento al Def, cornice alla prossima legge di Bilancio, sale la tensione tra gli alleati giallo-rossi. E c’è chi già promette un sonoro “no”, a partire dai renziani di Italia viva, che sono pronti a porre il veto su ogni aumento, facendo pesare il loro essere determinanti nei numeri al Senato.

Per far quadrare i conti non bastano gli 11 miliardi di flessibilità che oramai si danno per scontati. Il tutto tenendo ferma la volontà di presentare una manovra espansiva che, oltre a superare l’ostacolo delle clausole di salvaguardia, consenta di finanziare un taglio del cuneo.

La riduzione delle tasse sul lavoro è il primo degli obiettivi del Pd, convinto, come sottolinea il segretario Nicola Zingaretti, che sia necessario “alzare gli stipendi a partire da quelli bassi e medi”. Ma la lista dei desideri, che già annoverava più fondi per la sanità, chiesti dal ministro di Leu Roberto Speranza, e per la scuola, reclamati dal collega M5S Lorenzo Fioramonti, si allunga ora con il miliardo che Italia viva di Matteo Renzi vuole portare a casa per la famiglia.

Senza contare le richieste della P.a per il rinnovo dei contratti. Difficilissimo che tutte insieme le richieste vengano accolte: per la famiglia la dote potrebbe salire a mezzo miliardo, dai 300 milioni immaginati inizialmente per azzerare le rette degli asili nido. Per i lavoratori, invece, si potrebbero stanziare 2 miliardi e mezzo anziché 5 il primo anno, facendo partire il taglio del cuneo da giugno, anziché da inizio anno.

Sul tavolo del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si accumulano i calcoli dei tecnici, a lavoro per la stesura del documento programmatico atteso in Consiglio dei ministri nel tardo pomeriggio di lunedì.  Ma ancora mancano le scelte politiche definitive e la trattativa con Bruxelles è ancora in corso: resta forte il pressing per ottenere uno o due decimali in più e poter fissare il deficit programmatico al 2,2-2,3% anziché al 2,1%. Ogni decimale di deficit in più vuol dire acquisire circa 1,8 miliardi per coprire le misure.

Partendo da un tendenziale dell’1,5% si spera così di raggiungere i 13-14 miliardi di indebitamento in più. Che ancora non basterebbero ma avvicinerebbero all’obiettivo di una manovra da 30-32 miliardi senza dover azionare la leva fiscale. Le alternative per coprire un buco al momento di circa 7 miliardi sono diverse, ma ruotano tutte attorno a un intervento sull’Iva combinato, o in alternativa, a una stretta sulle tax expenditures, le agevolazioni fiscali.

Per l’Iva in questi giorni si è discusso di aumenti selettivi o rimodulazione dei panieri, ipotesi che hanno sollevato la levata di scudi dei negozianti, da Confcommercio a Confesercenti, che parlano di “stangata da 5 miliardi”. Tra le simulazioni c’è una revisione delle attuali aliquote agevolate, tenendo ferma quella al 22%, ma rialzando quella del 10% al 13% e introducendone una nuova all’8%. Oppure c’è il meccanismo del bonus-malus (l’aliquota resta ferma ma si alza di un punto per chi fa acquisti cash e si abbassa di due punti per chi usa la moneta elettronica) che si legherebbe alla logica degli sconti per chi paga con carte e bancomat previsti nel piano anti-evasione.

Sempre in questa logica si potrebbe muovere anche un eventuale intervento sulle detrazioni fiscali, dalle spese sanitarie a quelle per i funerali o per lo sport dei figli, da concedere solo a fronte di pagamenti tracciabili. Ma è stata valutata anche l’ipotesi di imporre un tetto di reddito, di legarle all’Isee o di introdurre delle franchigie. 

Fonte: Ansa