Lusi, commercialista Montecchia: “Mi disse che era tutto alla luce del sole”

Pubblicato il 14 Maggio 2012 - 19:38| Aggiornato il 15 Maggio 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 14 MAG – Secondo quanto ha detto Mario Montecchia, commercialista della Margherita agli arresti domiciliari nell’inchiesta sull’ex tesoriere del partito Luigi Lusi, la Ttt era ”utilizzata come veicolo per portare fuori i soldi dalla Margherita; ciò avvenne credo nel 2008 quando ci accorgemmo di questa cosa estremamente anomala”.

Nel corso dell’audizione avvenuta il 6 febbraio scorso davanti agli inquirenti – il cui verbale è stato depositato dalla Procura nell’udienza del tribunale del Riesame che ha discusso l’istanza presentata dai legali della moglie del senatore, Giovanna Petricone – il professionista, parlando della società che fa capo all’ex tesoriere, spiega inoltre che il senatore sosteneva che le spese della Ttt erano note a tutti così come l’attivita’ di acquisto degli immobili ”perché era tutto alla luce del sole”.

”In realtà ho avuto sempre un gran dubbio che in effetti potessi trattarsi di una attività di sottrazione privata ma non ne ho mai avuto la certezza forse sbagliando, non sono andato a fondo”, ha spiegato.

Dal canto suo Giuseppe De Meo, direttore operativo settore amministrativo della Margherita, sentito come persone informate sui fatti il 17 febbraio scorso, afferma che ”Lusi assicurava che tutto era deciso dall’alto. Non avrei pensato che dicesse questo senza che ciò fosse vero”.

De Meo nel corso del colloquio ha inoltre sottolineato che la contabilità del partito ”era curata da tre ragazze mediante un server con tre postazioni di lavoro accessibili, credo, solo con password il tutto sotto la supervisione dello studio Montecchia-Sebastio”. Il dirigente sottolinea che dopo il 2007, su ”richiesta del tesoriere smisi totalmente di occuparmene”.

Ascoltata il 17 febbraio, una delle ragazze che si occupava di contabilità, Maria Di Silvio, avrebbe detto, secondo quanto riporta Radiocor che “in astratto era possibile anche modificare i dati. Non so se sia mai accaduto. Almeno in un caso dati da me inseriti erano stati cambiati, ma non so da chi. Preciso – aggiunge la donna – che io lavoravo part time anche al Partito democratico e che l’accesso alla contabilita’ non era protetto da password”. Alla domanda se si fosse mai accorta di anomalie nei conti Di Silvio avrebbe risposto: “Che vuole che le dica, non sono ‘cecata’. Ma non avevo alcun motivo per porre troppe domande e qualche domanda sarebbe stata probabilmente poco apprezzata”.

Elena Mattesi, ex revisore contabile dell’Api sentita a piazzale Clodio l’8 maggio scorso ha spiegato di essere stata colpita ”in modo negativo, dalla reazione della Margherita, con dichiarazioni che sembravano dipingere in modo non accettabile i contorni della vicenda e ho ritenuto di riferire ai pm che i miei colleghi Giovanni Sebastio e Mario Montecchia non sono persone ‘disinvolte’ nella loro professione di commercialisti”. Per la Mattesi i due commercialisti finiti ai domiciliari sono ”persone corrette”: ”Ritengo distonici i fatti loro contestati con la loro condotta per quello che ho sempre potuto percepire”. Chiamata da Montecchia nel gennaio 2011 assieme a Sebastio per revisionare i conti dell’Api, la teste ha raccontato che “il compito assegnato era quello di revisionare il bilancio 2010 e la cornice normativa era quella, piuttosto scarna, della legge sui rimborsi ai partiti. Il 13 aprile 2011 facemmo una prima verifica, a conti già chiusi. Facemmo una prima revisione che condusse alla regolare presentazione del bilancio in cui non incontrammo irregolarità. Dal tesoriere Improta ricevemmo un bilancio di verifica con le voci disaggregate e ci fu messa a disposizione la documentazione. Facemmo alcune verifiche a campione, riconciliando contabilita’ e conti correnti. L’unica segnalazione che facemmo riguardava una piccola irregolarità, rappresentata dalla mancata registrazione di un contratto di sublocazione”