Matteo Renzi: “Abbraccio Bersani”. Pd rassegnato: “Governo necessario”

Pubblicato il 28 Aprile 2013 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi (Foto lapresse)

ROMA –  “Oggi che Bersani ha perso, io abbraccio Bersani”. L’abbraccio arriva da Matteo Renzi. Che però non cambia linea: “Pierluigi ha sbagliato. Avrei preferito il voto. Ma il governo Letta è necessario per dare soluzione al dolore del paese”.

Con un po’ di soddisfazione Renzi sottolinea che il nuovo esecutivo “manda in pensione una generazione di big o presunti tali, e questo è un elemento di positività”.

Anche Pier Luigi Bersani incoraggia il Partito democratico a dare sostegno al governo Letta: “Merita il sostegno di tutto il Pd. Pur in condizioni non semplici e con l’esigenza di un compromesso, questo governo ha freschezza e solidità e saprà affrontare le sfide del paese”. Ma lui stesso ammette: “Chi può non avere dubbi davanti a un governo politico con il partito di Berlusconi? Però adesso bisogna farlo nascere”.

Renzi ribadisce il concetto: “Certo è un governo molto fragile, se Berlusconi vuole, lo fa fallire. È formato da forze politiche che si sono presentate divise alle elezioni, e ora sono costrette a stare insieme”.

Che il Pd non sia proprio compatto lo sottolinea Repubblica:

Pippo Civati annuncia che un chiarimento lo chiederà domani mattina, nella riunione dei gruppi parlamentari prima di votare la fiducia: “Queste più che larghe, sono vaghe intese. Non penso che possa durare più di qualche mese…”. Sandra Zampa, Sandro Gozi, Laura Puppato e una ventina diparlamentari segneranno la distanza con un documento politico. Però difficilmente voteranno “no”. Anche i “giovani turchi” che hanno uno dei loro, Andrea Orlando, nella squadra di governo, non si smarcheranno. “Il giudizio non è negativo, Cancellieri, Bonino, Idem e il rinnovamento complessivo danno un segnale di speranza”, commenta Puppato quasi convinta a un “sì critico” alla fiducia.

Nel Pd tutto è in gioco. Il partito è una sede vacante, dimissionario Bersani, la segreteria, la presidente Bindi. “Ora che abbiamo toccato il fondo però, si può ripartire”, dice Renzi, invitando i dissidenti a riflettere prima di dire no. La settimana più brutta “da quando il Pd è nato” è stata quella degli “accoltellamenti dietro le spalle”. Avere impallinato Prodi nella corsa per il Quirinale con i 101 “franchi tiratori” è una botta da cui militanti e elettori devono riprendersi. Se fosse stato un “grande elettore”, racconta il sindaco “rottamatore”, “non avrei avuto problemi a votare Rodotà, anche se, realisticamente, Rodotà non ce l’avrebbe fatta”. Sono condizioni estremamente difficili per il centrosinistra, però Renzi si mostra ottimista sulla rinascita: “La pagina più bella il Pd non l’ha ancora scritta, penso bisogna dare soddisfazione a quella signora che da vent’anni frequenta le feste dell’Unità”. Il sindaco parla in tv, a“Che tempo che fa”,su Rai3, dando un assist a Letta, come gli aveva promesso. Però nel futuro di Renzi non c’è la segreteria del partito. Non è nelle sue corde. “Non voglio andare a gestire spifferi e correnti, penso di essere la persona meno adatta in assoluto. Mi ci vedete a fare l’equilibrato o l’equilibrista. Non corro per la segreteria, mi interessa cambiare il paese». Comunque, si vedrà. Intanto c’è da decidere nell’Assemblea del partito il 4 maggio, chi sarà il reggente. Il nome in pole position è quello di Guglielmo Epifani, accompagnato da una squadra di garanti. Renzi reggente? “Perché non autoreggente…”, ironizza. Ma al partito il “rottamatore” vuole mettere mano: “Capiamoci su cosa è il Pd, perché se è la roba di queste settimane…”. Il Pd però è già cambiato. D’Alema, Bindi, Finocchiaro, Veltroni, lo stesso Bersani sono un’altra foto.