Un mese per decidere elezioni anticipate: vacanze attive per i politici

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 18 Dicembre 2010 - 19:48 OLTRE 6 MESI FA

La politica non va in vacanza. Le festività natalizie, a Camere chiuse, saranno utilizzate per dispiegare tutte le strategie volte a resettare il quadro determinatosi dopo la fine dello sciame sismico degli ultimi mesi, tanto nella maggioranza quanto nelle opposizioni. L’una cercherà di ricomporsi in seguito alle defezioni registratesi nel Pdl che hanno messo a dura prova il governo, salvatosi per pochi voti dalla sfiducia organizzata dal più agguerrito degli oppositori di Berlusconi, il suo ex-delfino Gianfranco Fini, che è uscito invece con le ossa rotte dalla sfida improvvidamente lanciata al centrodestra e a Berlusconi. Dal canto loro, le minoranze, rissose e inquiete, svanito il sogno di mandare a casa il premier con un colpo di Palazzo, costrette ad abbandonare le tentazioni ribaltonistiche che Fini aveva alimentato con la sua improvvida iniziativa tesa a capovolgere l’esito elettorale, dovranno rimettersi in sesto e realisticamente prendere atto che in questa legislatura spazio per “governi di responsabilità nazionale”, altrimenti detti “governi degli sconfitti”, non ce n’è.

Di conseguenza saranno obbligate a mettersi seriamente a studiare le strategie più efficaci per tentare di non soccombere alle elezioni politiche, quando ci saranno, anticipate oppure alla scadenza naturale, senza trascurare l’importante appuntamento con le amministrative di primavera che saranno il banco di prova anche della maggioranza, sempre che la legislatura non si interrompa traumaticamente.

Fino alla metà di gennaio, insomma, partiti e schieramenti cercheranno di ristrutturarsi, tenendo conto sia del contesto interno, caratterizzato da un progressivo deterioramento della coesione sociale, di cui sono prova le violente manifestazioni degli ultimi mesi,  sia del contesto internazionale, segnato dalle conseguenze della crisi economico-finanziaria.

Al di là della ordinaria e straordinaria gestione politico-amministrativa, Berlusconi spera che venga risolta una volta per tutte l’anomalia di un presidente della Camera che non soltanto è impropriamente capo di un partito nato dalla scissione da lui stesso promossa dalla formazione che ha contribuito a fondare, ma è soprattutto l’animatore della più dura opposizione al premier: una condizione che non si era mai verificata nella storia della Repubblica e della quale i rapporti parlamentari non possono che subire contraccolpi che minano la legittimità dell’istituzione che Fini dovrebbe rappresentare super partes.