Milano, la Lega intima il vade retro a Lassini, “eroe della pancia del Pdl”. Il gioco delle tre lettere

Pubblicato il 22 Aprile 2011 - 17:36 OLTRE 6 MESI FA

Il manifesto della discordia

MILANO – Alla Lega già non piaceva tanto la Moratti, figurarsi Lassini. Matteo Salvini, che a Milano qualcosa e più di qualcosa conta nella Lega, ha detto: “Se Lassini è una persona seria nel caso venisse eletto dovrebbe dimettersi un secondo dopo”. E già quel “se”, quel dubbio sulla “serietà” è un manifesto di sfiducia nei confronti del padre putativo dei manifesti “Fuori le Br dalla Procura”. E Salvini non è voce fuggita dal sen della Lega, Igor Iezzi, che della Lega è il segretario provinciale milanese, ha detto di Lassini: “Spero che si ritiri, ma che si ritiri veramente dopo le sue cialtronate”. Notare quel “si ritiri veramente”, evidentemente alla Lega non credono che Lassini abbia mollato sul serio, credono al contrario che stia facendo il gioco delle tre lettere.

La prima, quella di Lassini al capo dello Stato. Nella quale annunciava il ritiro della candidatura al consiglio comunale nella lista del Pdl. Ritiro che non c’è stato. La seconda lettera, quella che il capo diretto di Lassini, Mario Mantovani coordinatore regionale del Pdl, assicura sia stata scritta da Lassini e sia nelle mani della Moratti, una lettera di intenti, di intenzione di rinuncia. In qualche modo la Moratti conferma che Lassini ha pronesso e dichiara chiuso il caso. E la terza lettera, quella che nessuno ha visto, quella dove dovrebbe esserci scritto: “nel caso in cui venga eletto, rassegno anticipatamente le mie dimissioni da consigliere comunale”. La terza lettera che non c’è, che non a caso non c’è.

Non c’è perché Lassini è diventato “l’eroe della pancia”, l’eroe della pancia del Pdl. Così lo chiamano i suoi sostenitori che non sono pochi e neanche silenti. Primo tra tutti Silvio Berlusconi che ha autorizzato Lassini a riferire della telefonata di comprensione e sostegno ricevuta niente meno che dal capo del governo, leader del Pdl e capolista a Milano. Poi c’è Daniela Santanché che fa campagna per il voto a Lassini, poi lo stesso Mantovani, e come avrebbe potuto fare diversamente Mantovani il cui segretario particolare, Giacomo di Capua si è dovuto dimettere dopo che si è saputo che era stato lui ad ordinare e promettere di pagare i famosi manifesti?. Poi Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale che sul suo quotidiano stende endorsement elettorale per Lassini e dice: “Voterò per lui e la Moratti”. Sallusti a Milano non vota perché risiede a Como ma una campagna non si giudica da questi particolari.

Riepilogiando e riassumendo: Roberto Lassini in lista Pdl c’era, c’è e ci resta. In molti lo voteranno e un bel pezzo di Pdl milanese fa campagna per lui, con la esplicita benevolenza di Berlusconi. Probabilmente Lassini diventato bandiera della “pancia del Pdl”, la definizione è dei suoi sostenitori, verrà eletto. E a quel punto invocherà la “volontà degli elettori” per restare in consiglio comunale. E, a proposito di elettorato, la Lega sente che il suo di elettorato giudica tutto questo una storiaccia con la quale confondersi il meno possibile. La questione è dunque: Lassini bandiera, pancia e candidato porterà più voti al Pdl di quanti ne farà perdere? Aver “messo la faccia” su una “offesa ignobile” ai magistrati paga o penalizza in termini di voti? Anche questa sarà una risposta, e non proprio l’ultima, che i milanesi, in particolare quelli che votano Pdl, sono chiamati a dare nel voto di maggio.