Milano: Lega e Pdl sfidano Letizia Moratti

Pubblicato il 1 Aprile 2010 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

Letizia Moratti

È guerra aperta tra il sindaco di Milano Letizia Moratti e il presidente della Regione Roberto Formigoni. Ieri, 31 marzo, gli assessori e i consiglieri regionali uscenti del Pdl, che sono stati rieletti in città, si sono rivolti al sindaco Moratti per spiegarle che a Milano «abbiamo dovuto fare un’enorme fatica per chiedere consenso, che abbiamo ottenuto soltanto spiegando che il 28 e il 29 marzo si sarebbe votato per la Regione e per Roberto Formigoni presidente».

Il ragionamento esposto tra i rieletti (fra cui il segretario provinciale uscente del Pdl Alessandro Colucci, il plurivotato ciellino Mario Sala, il fratello del ministro Ignazio La Russa, Romano) si basa su tre punti. Si ribadisce la «stima al sindaco Letizia Moratti e del suo operato politico», poi la frenata: «Vogliamo metterla in guardia da considerazioni troppo affrettate sul significato dell’indubbio successo che il nostro partito ha riportato nelle recenti elezioni regionali nella città di Milano». Questo perché il sindaco di Milano è intervenuto più volte per rivendicare il merito della tenuta su Milano, malgrado i molti allarmi lanciati in campagna elettorale anche dallo stesso presidente Formigoni. Ma gli assessori nella lettera ribadiscono: «Noi che abbiamo setacciato giorni e giorni le strade, le piazze e i quartieri della nostra città — ed è il terzo punto della nota degli eletti pdl — i luoghi di lavoro e i centri di ritrovo, assicuriamo al sindaco Moratti che abbiamo dovuto fare un’enorme fatica per chiedere consenso».

L’attacco degli assessori giunge nel giorno in cui la Lega rilancia le intenzioni di Umberto Bossi a proposito della sua candidatura a sindaco del capoluogo lombardo nel 2011. Il ministro Roberto Maroni ha detto: «Umberto Bossi ha detto che ha prenotato la poltrona di sindaco. Abbiamo una classe dirigente leghista in grado di svolgere qualsiasi compito, compreso quello di sindaco». Ma la Moratti, sulle colonne de ‘Il Giornale’ smonta l’autocandidatura del senatur: «E’ indispensabile per il governo. Un altro leghista? Hanno preso il 14% e noi il 36. E il lavoro da amministratore si deve poter giudicare in 10 anni».