Onorevoli pensioni ritoccate, ma gli stipendi no

Pubblicato il 31 Gennaio 2012 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA

La Camera dei deputati

ROMA – “Tagli agli onorevoli stipendi”, “i deputati rinunciano a 700 euro”, “ridotti di 1300 euro lordi gli stipendi dei deputati”: così titolano i giornali dopo il sì della Camera ai tagli. In realtà Montecitorio ha detto sì alla riduzione degli aumenti degli stipendi, di tagli effettivo non c’è traccia.

Infatti gli onorevoli non avranno più in busta paga 1300 euro lordi, ovvero 700 netti. Non è una vera sforbiciata all’indennità di 11.200 euro mensile. Cosa è successo? La rinuncia a 1.300 euro lordi è stata decisa dall’Ufficio di Presidenza della Camera per evitare che nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale.

I parlamentari infatti passano dal vitalizio al contributivo pro-rata di fatto avrebbe comportato un alleggerimento delle trattenute (i versamenti previdenziali non sono tassati mentre lo erano le trattenute per i vitalizi) e quindi l’aumento in busta sarebbe stato automatico).

In più, come ha annunciato il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, i 1.300 euro che verranno tagliati “saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Il risultato dunque è che al vitalizio i deputati dicono davvero addio, ma gli stipendi restano di fatto bloccati.

Dal primo gennaio infatti entra in vigore il sistema contributivo pro-rata, l’innalzamento a 66 anni per l’accesso alla pensione di vecchiaia e a 67 anni dal 2021, l’innalzamento a 41 anni per le donne e a 42 anni per gli uomini per la pensione anticipata.