P3, Bankitalia accusa Verdini: “Sul Credito Cooperativo Fiorentino conflitti d’interesse per 60 milioni”

Pubblicato il 14 Agosto 2010 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA

Le operazioni anomale. Sono diverse le anomalie e le irregolarità rilevate dagli ispettori di Bankitalia nella gestione delle relazioni creditizie da parte del Credito Cooperativo Fiorentino, la banca per 20 anni presieduta da Denis Verdini, finita nell’inchiesta P3 e commissariata il mese scorso con decreto del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Nella delibera inviata al ministro e alla segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) – del cui contenuto l’ANSA è a conoscenza – sono stati giudicati ”inadeguati” l’esame preventivo e la successiva gestione dei finanziamenti (uno dei quali ad una società facente capo a Verdini) accordati per preliminari di acquisto di immobili o di partecipazioni, la cui compravendita non è stata poi perfezionata.

Inoltre – hanno rilevato gli ispettori – sono stati accordati fidi, per quasi sei milioni di euro, non assistiti da garanzia, a soggetti legati da rapporti di lavoro o di affari con la Bpt (riconducibile al gruppo Fusi-Bartolomei) per finanziare un’operazione sospetta di acquisto di appartamenti da una società controllata dalla stessa Bpt.

Infine – sempre secondo i rilievi degli 007 dell’Istituto di Vigilanza – sono stati concessi finanziamenti ad alcune cooperative edilizie, di fatto utilizzati, attraverso articolati trasferimenti finanziari, per favorire il rientro di una società affidata dall’istituto fiorentino e in stato di difficoltà.

Più in generale, Bankitalia ha valutato inadeguate le istruttorie per la concessione del credito, trascurato il tema della concentrazione degli impieghi, inefficace la gestione delle posizioni anomale e non tempestive le azioni di recupero. Particolarmente carente, infine, è risultata – secondo gli ispettori della Vigilanza – la funzione di ”internal auditing” (finalizzata al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione), che ha mancato, in particolare, ”di svolgere approfondimenti sul comparto creditizio”.

Verdini indagato. Bankitalia ha, inoltre, rilevato che Verdini ”risulta indagato in diverse sedi giudiziarie in relazioni a ipotesi di corruzione e riciclaggio, in concorso con uno dei titolari del gruppo Fusi-Bartolomei, gruppo imprenditoriale principale affidato della banca, al quale il dottor Verdini risulta legato da relazioni d’affari”.

Inoltre, sempre secondo Bankitalia, Verdini ”ha omesso di fornire piena informativa, ai sensi dell’articolo 2391 del codice civile, circa la sussistenza di propri interessi potenzialmente in conflitto con quelli della banca, per affidamenti complessivamente ammontanti a euro 60,5 milioni”, riconducibili ad iniziative sia in ambito editoriale, sia in ambito immobiliare, ”in parte connotate da situazioni di difficoltà finanziaria”. Rilievi sono mossi anche all’ex direttore generale dell’istituto fiorentino, ampiamente tollerante ”nei confronti delle condotte palesemente anomale” dei principali clienti.

L’amministrazione straordinario del Ccf. Nonostante dalla recente attività ispettiva sia emerso ”un grave deterioramento della qualità del portafoglio crediti, caratterizzato da elevati livelli di concentrazione e di rischiosità”, il patrimonio del Credito Cooperativo Fiorentino è ”ancora sufficiente a garantire i requisiti prudenziali minimi”, anche se si registra una ”progressiva erosione dell’eccedenza, dovuta alle perdite registrate sugli impieghi e alla costante crescita dell’attivo a rischio”. Tale eccedenza è stata valutata dagli ispettori di Bankitalia di ”soli 2,9 milioni di euro”.

E’ quanto scritto nella delibera – di cui l’ANSA è a conoscenza – con la quale la Banca d’Italia ha proposto l’amministrazione straordinaria della banca fiorentina, disposta con decreto del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Non la situazione patrimoniale, dunque, ha indotto Bankitalia a chiedere l’amministrazione straordinaria della Banca (finita anche nell’inchiesta P3) ma la gravità delle violazioni normative e delle irregolarità. Oltre alla ”mancanza di dialettica” tra le funzioni di indirizzo, di gestione e di controllo, tutte incentrate sulla figura dell’ex presidente e al suo potenziale conflitto di interessi con la Banca, le gravi irregolarità riscontrate hanno prodotto – secondo gli ispettori della Vigilanza – ”una profonda alterazione del modello aziendale”, orientando l’attività dell’istituto ”al sostegno della clientela di grande dimensione”, con ciò deviando dalle finalità proprie degli istituto di credito cooperativo. Inoltre, si è determinato un ”progressivo deterioramento dei profili tecnici della banca, compromettendone la capacità reddituale e riducendone i margini patrimoniali, a fronte dei livelli crescenti di rischiosità dell’attività condotta”.