Paolo Becchi: “Colpo di Stato permanente, dal 2011 a rielezione di Napolitano”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Maggio 2014 - 08:41 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Becchi: "Colpo di Stato permanente, dal 2011 a rielezione di Napolitano"

Giorgio Napolitano parla con Enrico Letta (foto Lapresse)

ROMA – Paolo Becchi rispolvera la teoria tanto cara del colpo di stato di Napolitano e del complotto internazionale che porta alla formazione dei governi in Italia. Becchi, uno degli ideologi del Movimento 5 Stelle (ma scomunicato da Beppe Grillo), è stato intervistato da Andrea Cuomo sul Giornale.

Ecco i punti salienti dell’intervista:

Becchi, quando inizia il colpo di Stato permanente?
«Nel 2011 quando, dopo le prove tecniche di Fini del 2010, venne posto in atto in maniera sistematica il progetto di destabilizzare e poi eliminare l’esecutivo di centrodestra».

Chi sgambettò Berlusconi?
«Le dimissioni furono imposte da Bruxelles e dalla cancelliera Angela Merkel. Come l’economista Paolo Savona avrebbe rivelato in seguito Tremonti stava lavorando a un piano B che prevedeva l’uscita dell’Italia dall’euro, che ci stava massacrando. Ma a Bruxelles qualcuno aveva deciso che l’euro andava salvato. E quindi…».

E poi, che cosa è accaduto?
«Da allora senza che ce ne accorgessimo la Costituzione materiale è stata modificata e siamo passati da un sistema rappresentativo a uno presidenziale. Il regista di tutto da allora a oggi è stato il presidente della Repubblica che da custode è diventato il distruttore della Costituzione e perciò doveva essere messo in stato di accusa. Il M5S ci ha provato ma non è stato preso in considerazione».

E siamo al 2013.
«Ci fu il voto e poi il nuovo golpe della rielezione di Napolitano. Certo la Costituzione non lo vieta ma nessuno dei padri costituenti avrebbe mai pensato a 14 anni di presidenza. Roba che nemmeno in Venezuela».

Anche l’arrivo di Letta fu un colpo di Stato?
«Ma certo. Letta servì fino a quando non ci si rese conto che il M5S stava crescendo sempre più e si credette di arginarlo con un giovane, Matteo Renzi, che in una settimana avrebbe dovuto fare la nuova legge elettorale, in un mese la riforma del Senato. Non si farà niente, ma tanto serviva solo bloccare il M5S. Quando il M5S vincerà le europee nascerà l’idea di un governo di unità nazionale per tagliarlo fuori».