Pd, larghe intese o nuove elezioni. Bersani “deve dimettersi”. Ipotesi Renzi?

Pubblicato il 26 Febbraio 2013 - 09:28| Aggiornato il 6 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Pd non ha i numeri per governare (almeno al Senato). Le opzioni sono due: o fa “larghe intese” (più con Grillo che col Pdl) oppure si rivota. E, se si rivota, il suo leader non dovrebbe essere più Bersani. Il primo nome che viene in mente è quello di Matteo Renzi. Ma c’è un altro problema: siamo in pieno “semestre bianco” (quello precedente all’elezione del Presidente della Repubblica) e Napolitano non può indire nuove elezioni.

Andiamo con ordine.

Numeri

Al Senato i numeri, quando mancano i seggi della circoscrizione estera, dicono: 119 per Bersani, 117 per Berlusconi, 54 per Grillo, 18 per Monti. La maggioranza è a quota 158. Per avere la maggioranza, a Bersani non serve nemmeno allearsi con Monti (119+18 fa 137, e i 6 voti della circoscrizione estera portano massimo fino a 123).  L’unica alleanza possibile è quindi con Grillo, ma Grillo ha detto più e più volte che non vuole allearsi con nessuno (concetto ribadito anche la sera elettorale)

Nuove elezioni?

Con il concetto di ingovernabilità, si fa largo l’ipotesi di tornare al voto. Ma se torna al voto, il Pd non può tornarci con Bersani candidato premier. Bersani queste elezioni doveva vincerle, e se non le ha vinte è come se avesse perso. Concetto ben espresso la mattina del 26 dall’ex “rottamatore” Civati: “Bersani deve dimettersi”. Il filosofo Cacciari è ancora più duro: “Sono delle teste di cazzo”. D’altronde, prima di lui si è dimesso Occhetto dopo la sconfitta del 1994,  si è dimesso Rutelli dopo la sconfitta del 2001, si è dimesso Veltroni dopo la sconfitta del 2008.

Ok, Bersani deve dimettersi. Ma al suo posto? Il nome che tutti fanno in segreto e che tutti hanno paura di pronunciare pubblicamente è uno solo: quello di Matteo Renzi.

Perché Renzi?

Con Renzi candidato, non si sarebbe candidato Monti. Che, comunque, qualche parlamentare a casa l’ha portato. Con Renzi candidato, avresti perso i voti di Vendola, ma avresti attirato i moderati. Soprattutto, con Renzi candidato, Berlusconi non si sarebbe candidato (o almeno così aveva detto). Con Renzi candidato, forse avresti avuto un oratore bravo a comunicare quasi quanto Grillo.

Semestre bianco

Tra il voto e il ri-voto c’è però un ostacolo: il semestre bianco. Negli ultimi sei mesi del mandato, come spiega l’articolo 88 della Costituzione, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere, a meno che il semestre coincida in tutto o in parte con la fine naturale della legislatura. Quindi Napolitano non può scioglierle (il suo mandato scade a maggio). Ma può, un Parlamento così costituito, accordarsi per eleggere un nuovo presidente della Repubblica?

Berlusconi e le larghe intese

Berlusconi però ha detto: “Niente voto, non credo sia utile in questa situazione”. Secondo i classici “bene informati” (vedi Fabrizio D’Esposito sul Fatto Quotidiano), infatti, l’obiettivo di Berlusconi è quello di diventare presidente della Repubblica.