Pd, scontro Fassina-Renzi. “Se vuoi il voto dillo”. “Chiedo lealtà”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2014 - 17:28 OLTRE 6 MESI FA
Pd, scontro Fassina-Renzi. "Se vuoi il voto dillo". "Chiedo lealtà"

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – Va in scena all’assemblea nazionale del Pd all’Hotel Parco dei Principi di Roma, domenica 14 dicembre, lo scontro diretto tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il deputato della minoranza Stefano Fassina, già molto critico in passato con il premier. 

Se vuoi andare ad elezioni dillo, smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle degli altri. Stiamo diventando il partito della Troika”, attacca Fassina. “Non voglio obbedienza ma chiedo lealtà”, è la replica di Renzi, in chiusura dell’assemblea.

Sempre Fassina, nel primo pomeriggio:

“Non ti permetto più di fare le caricature di chi la pensa diversamente da te. E’ inaccettabile. La minoranza non fa diktat: se vuoi andare a elezioni dillo chiaramente e smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle di altri”.

La replica del premier:

“Non voglio obbedienza, ma lealtà sì. Il Pd non è un partito che va avanti a colpi di maggioranza ma sia chiaro che non starà fermo per i diktat della minoranza. Abbiamo il dovere di corrispondere all’impegno preso con gli italiani e non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico. Dobbiamo reciprocamente imparare gli uni dagli altri. Stefano ha un po’ urlato con l’atteggiamento di passione che gli riconosciamo. Ha alzato i decibel… Io non credo che qui ci siano della caricature e non credo che sia una caricatura quando mi viene detto che io sono la Thatcher, o che la nostra è posizione economica della Troika. E’ interessante discutere e approfondire. Ma c’è un principio fondamentale: a un certo punto si decide”.

E poi ancora:

“Io non sono affezionato a un principio di obbedienza. Credo che un partito sta insieme sulla base del principio di lealtà. Se ci sono degli argomenti di coscienza, non si usano per mandare sotto il governo”.

Il messaggio di Renzi è indirizzato a Fassina ma anche a Pippo Civati, che sabato aveva minacciato la scissione, dicendo che “se Renzi continua così siamo pronti a formare un nuovo partito”.

Alla minoranza Renzi dice:

“Non facciamo le riforme a colpi di maggioranza, ma non ci facciamo nemmeno bloccare le riforme dai diktat della minoranza. Non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico”.

Risponde a chi vorrebbe nuovi equilibri nel partito (come Gianni Cuperlo e Stefano Fassina) e a chi vorrebbe un nuovo governo (come Massimo D’Alema e Rosy Bindi):

“Chi vuole cambiare segretario si metta il cuore in pace ha tempo da qui al 2017. Chi vuole cambiare il premier si metta il cuore in pace: ha tempo da qui al 2018”.

Eppure proprio su possibili elezioni anticipate era partito l’attacco di Fassina:

“La minoranza non fa diktat e non vuole andare al voto prima del 2018. Non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te, è inaccettabile. A me pare che Renzi cerchi giustificazioni per andare al voto. E’ inaccettabile la delegittimazione morale e politica che fai in queste sedi di chi ha posizioni diverse dalle tue”.

Renzi esclude questa ipotesi, ma avverte:

“Le prossime elezioni sono nel 2018, l’unico modo perché non lo siano è che il Parlamento ci mandi a casa”.

Poi un riferimento all’Ulivo:

“Io contesto che ci sia un racconto mitologico e nostalgico dell‘Ulivo quando quell’esperienza politica è stata sostanzialmente mandata a casa da nostri errori e nostre divisioni. Contesto l’idea di fare un santino senza riconoscere la responsabilità di quanto accadde nell’ottobre del 1998″.