Guerra nel Pdl. I finiani: “Il partito è morto”, ‘Il Giornale’: “Fini esce? Sarebbe ora”

All’interno del Pdl berluscones e finiani sono ormai alla guerra aperta, e l’odore di rottura in casa Pdl si fa sempre più pregnante. Lo scontro, a suon di sciabolate, si gioca, anche questa volta, sui giornali di partito. L’ala finiana decide di mettere nero su bianco la propria idea di partito domenica, con sei pagine del “Secolo d’Italia” interamente dedicate a interventi di esponenti del Pdl vicini a Fini per dire: il Pdl così come è è morto, rifondiamolo. Lunedì 19 arriva la replica del berlusconiani. Una replica aspra affidata alle pagine del “Giornale”, quotidiano della famiglia Berlusconi. Vittorio Feltri apre con un editoriale dal titolo: “Fini esce dal Pdl? Sarebbe ora”. Insomma ai finiani che dicono “così non va, azzeriamo tutto e ricominciamo da capo”, i berlusconiani rispondono: “O accettate il Pdl così com’è, o quella è la porta, accomodatevi”.

Il “manifesto” finiano sul “Secolo d’Italia”. Un partito vero: ma ci possiamo ancora credere?”. Il manifesto politico della corrente finiana inizia ponendo un dubbio enorme, segue infilando una dietro l’altra le “questioni” irrisolte nel Pdl (non ultimi i nomi dei berlusconiani da cacciare perché coinvolti in inchieste giudiziarie) e conclude elencando i punti necessari per la “rifondazione”: un incontro tra Berlusconi e Fini; la stipula di un nuovo atto fondativo, basatosu principi rigidamente finiani; azzeramento degli attuali vertici; congresso e nomina di un coordinatore unico.

La replica dei berlusconiani sul “Giornale”. Il “Giornale” replica a questo “manifesto” dedicando le prime pagine del quotidiano di oggi, lunedì 19, alla resa dei conti nel Pdl. All’editoriale di Feltri si accosta un pezzo riepilogativo dall’esplicativo titolo “Ecco l’ultimo sfregio di Gianfranco: 6 pagine per dire che il Pdl è morto” e un altro che analizza i vari interventi dei finiani sul “Secolo d’Italia” come “rito sovietico dei finiani”.

L’editoriale di Feltri serve al direttore del “Giornale” per dire che Silvio Berlusconi traina le vittorie elettorali del Pdl e quindi non si può cambiare, nè “incanalarlo” in logiche da “vecchi partiti”. “Siccome il partito delle tessere non ci sarà mai – scrive Feltri – perché disgusta il Cavaliere, fatalmente i colonnelli e gli appuntati del presidente della Camerase ne andranno per conto proprio e fonderanno qualcosa di nuovo, ignoriamo cosa, forse una bella o brutta copia di An. (…) Poichè è scontato che Silvio non accetterà mai di diventare un uomo politico vecchia maniera, non avendone le caratteristiche, dobbiamo allora ipotizzare che sia imminente una frattura nel Pdl”.

“Il presidente della Camera – conclude Feltri – freme dal desiderio di essere il numero uno? Amen. Dimostri intanto di essere degno del secondo gradino”. Poi ai finiani dice: “Non ce la fate a resistere in panchina? Andate. Andate in pace. E che la pantomima sia finita”.

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