Pdl-Lega è rottura, “via Berlusconi”. Maroni vuole Alfano premier

Angelino Alfano, Silvio Berlusconi, Roberto Maroni (foto Lapresse)

MILANO – Lega e Pdl rompono, perché Berlusconi non si fa da parte. Berlusconi alla Lega: “Noi appoggiamo Maroni in Lombardia, in cambio alleanza anche alle politiche”. La Lega a Berlusconi: “Voi appoggiateci in Lombardia, noi non vi diamo niente. Oppure ci alleiamo, però il candidato premier deve essere Alfano, non Berlusconi”. Braccio di ferro tra Pdl e Lega sulle alleanze per le elezioni politiche/regionali, ma l’accordo ancora non c’è. O meglio, le condizioni della Lega non piacciono a Berlusconi. Lui nega: “I problemi non sono sui candidati”. Ma secondo i bene informati (il primo a dare la notizia è stato Dagospia) Maroni ha dato l’aut aut: “Noi ti appoggiamo solo se non sarai più tu il candidato premier, ma Alfano”.

La cronaca: il 29 dicembre Berlusconi, Alfano, Maroni e Calderoli si sono visti a Milano. Tema del vertice: alleanza o non alleanza? L’obiettivo del Pdl era chiaro da tempo: ottenere l’alleanza della Lega in vista delle politiche. Anche l’oggetto di scambio è noto da tempo: formare un super-ticket in Lombardia per garantire a Maroni il posto da governatore lombardo (sarebbe il primo leghista presidente della regione più leghista per antonomasia).

Perché al Pdl interessa così tanto l’alleanza? Visto che si voterà ancora col Porcellum, è noto che al Senato non esiste premio di maggioranza, e che i seggi vengono assegnati solo su base regionale. E probabilmente le regioni-chiave saranno (tra le altre) Lombardia e Veneto. Dunque, se il Pdl vincesse in quelle regioni, potrebbe portare all’ingovernabilità, anche se il centrosinistra dovesse vincere alla Camera. Fantapolitica, soprattutto ora che l’alleanza con la Lega sembra saltata.

Perché la Lega prova a dettare le condizioni? Probabilmente ci sono due fattori.

Fattore numero uno: Maroni sa che, nonostante gli scandali, la Lega può contare su uno zoccolo duro di elettori disposti a votare Carroccio sempre e comunque. Ma sono quegli stessi elettori che ormai si sentono distanti da Berlusconi e dal berlusconismo, e che comunque hanno tacciato di tradimento quelli del Pdl per aver sostenuto il governo Monti. Quindi l’alleanza si potrebbe fare, ma solo se Berlusconi si tirasse indietro per la “carica maxima”

Fattore numero due: Maroni prova a sfruttare la debolezza del Pdl in Lombardia. E’ vero che un’alleanza alle regionali converrebbe in primis a Maroni, che potrebbe blindare la propria candidatura a governatore. Ma è anche vero che l’alleanza permetterebbe al Pdl di mettere il cappello su un candidato forte, quello che al Pdl manca. Finita in mezzo agli scandali l’era Formigoni, Berlusconi si trova senza un nome credibile, o perlomeno un nome in grado di competere con la concorrenza: Maroni, Albertini (sostenuto in pratica dai centristi) e persino Ambrosoli sono favoriti sul nulla del post-Formigoni. E allora sostenere Maroni potrebbe servire a rientrare in Giunta dalla porta di servizio.

Le parole dei protagonisti

Berlusconi, al termine della riunione, ha detto: l’alleanza con la Lega ”spero si possa fare ma non è obbligatoria, perché pensiamo di avere la possibilità lo stesso di vincere anche se andassimo separati”. ”Non abbiamo parlato di candidati premier”, ha spiegato a chi gli chiedeva della possibilità di una candidatura di Alfano, ”ma sui candidati non abbiamo un problema, non abbiamo posizioni inconciliabili con la Lega, è su altre cose che discutiamo”.

Alfano, a vertice ancora in corso, ha “twittato” un messaggio poco incoraggiante per chi sperava in una nuova alleanza: “Discussione con Lega ancora in corso. Alcune importanti questioni, però, non ci convincono e potrebbero indurci a separare nostro percorso”. E se lo dice il segretario del partito…

Una linea che, se confermata, rinforzerebbe quello che già aveva scritto su Twitter qualche ora prima Roberto Formigoni: “Con le ultime dichiarazioni di Maroni è evidente che la Lega vuole andare da sola. Accontentiamola!”.

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