Protezione civile: la Parentopoli di Bertolaso

Pubblicato il 27 Marzo 2010 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA

Guido Bertolaso

La Protezione civile era uno Stato nello Stato che imbarcava proprio tutti. Questa è la denuncia dell’inchiesta di Paolo Berizzi su Repubblica. La Protezione civile assumeva figli e nipoti di generali, colonnelli, magistrati della Corte dei conti e della Corte costituzionale, cardinali, prefetti, direttori generali del Tesoro (gli stessi che devono controllare le spese della Protezione civile), avvocati di Stato, 007 dei servizi segreti, dirigenti e segretari generali della Presidenza del consiglio dei ministri, ex capi dei vigili del fuoco, dirigenti sindacali. Tutti assunti per chiamata diretta. Senza concorso.

«Tutti catapultati nel dipartimento-carrozzone più generoso d’Italia – scrive Repubblica – Quello della “procedura straordinaria”, della deroga continua a tutto. Anche all’articolo 97 della Costituzione che prevede il concorso per entrare nella pubblica amministrazione. In Protezione civile i posti di lavoro si materializzano su indicazione di Guido Bertolaso. Che di problemi, da questo punto di vista, non se n’è mai fatti. Avendo piazzato il cognato ed ex socio in affari, Francesco Piermarini – ingegnere in stretti rapporti con uno dei pilastri della “cricca dei banditi”, l’imprenditore Diego Anemone – a lavorare in evidente “conflitto d’interessi” nei cantieri del G8 della Maddalena».

Repubblica descrive la Protezione civile come un coacervo istituzionale dove il nepotismo e il clientelismo sono elevati alla massima potenza grazie anche a un “congelamento” delle norme che regolano le assunzioni statali. E dove un posto, una collaborazione, un salto di carriera si materializzano sempre. Anche se sei un pensionato di 83 anni (è il caso di Domenico Rivelli, “collaboratore per le problematiche amministrativo-contabili dell’emergenza rifiuti a Napoli”). Anche se di emergenze e calamità hai sentito parlare solo in televisione. Può capitare di essere figli del capo del personale di palazzo Chigi (Giuseppina Perozzi). E così si aprono le porte dell’ufficio stampa del dipartimento.