Quirinale: tanti (troppi) nomi e poche intese. Ora spunta Mattarella

Pubblicato il 13 Aprile 2013 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Continua a crescere la rosa di nomi per il successore di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica. Per il Quirinale ora il nome nuovo è quello del cattolico Sergio Mattarella. Dopo Giuliano Amato, Pietro Grasso, Anna Finocchiaro e Franco Marini è tempo di bilanci. Marini è gradito al Pdl. Con qualche riserva. Ecco perché il lavoro è continuato esaminando anche il profilo di Sergio Mattarella, giudice costituzionale, 72 anni, fuori dal Parlamento da due legislature.

E mentre Berlusconi teme di veder rispuntare Romano Prodi, candidato che certo non rappresenta le larghe intese ma una spaccatura parlamentare, nell’ottica del Pd può servire un nome nuovo, nome che, come spiega Repubblica potrebbe essere proprio quello di Mattarella.

E quindi il prossimo Capo dello Stato verrà deciso all’ultimissimo istante. Martedì dovrebbero rivedersi Berlusconi e Bersani, stavolta per andare al sodo.

Scrive Ugo Magri per La Stampa:

Al momento Prodi non è l’uomo su cui punta Bersani. Nei colloqui più chiacchierati di ieri, con D’Alema e con Casini, il segretario Pd ha tenuto ferma la barra, come amano dire dalle sue parti, insistendo per una scelta del successore di Napolitano che sia largamente condivisa. Prodi potrebbe ottenere, forse, i voti di Grillo (lo sapremo quando gli hacker smetteranno di divertirsi alle spalle del M5S, consentendo che si svolgano le votazioni on-line). Però scatenerebbe a destra un clima da resa dei conti, e ciò avrebbe le urne come sbocco inevitabile. Esattamente la ragione per cui ai renziani (vedi intervista di Del Rio all’«Unità») non dispiacerebbe affatto il Professore sul Colle più alto. Sempre da Renzi è partita una fucilata all’indirizzo di Marini («Per me è il modello di candidato che non può essere eletto»), che fa il paio con il colpo di spingarda tirato da Maroni ad Amato (veto assoluto della Lega). I due, Amato e Marini, sembrano fuori combattimento.

Ma attenzione prima di darli per morti. Una voce molto affidabile dal centrodestra sussurra che il Cavaliere, se stringerà accordi con Bersani, lo farà soltanto su quei due. O su Violante. Oppure su un nome che in pochi nel Pd osano pronunciare, chi per odio e chi per affetto: quello di D’Alema. Sarebbe tornato a tutti comodo Napolitano, che però di un bis non vuole sentir parlare. «Niet» pure da Bersani che, alla avance di Arcore, replica così: «Dài, siamo seri, una mia candidatura non esiste: due mesi fa mi sono proposto come premier, mica posso vestire ora i panni del garante».

Molto si vocifera delle candidature al femminile: Severino, Cancellieri, Bonino, Finocchiaro… Ma non c’è una sola di loro che convinca Berlusconi. Perché, lui che afferma di amare le donne, poi non le stima abbastanza per trovarsele nei posti di comando.