Raggi. Concorso Atac “resuscitato”, eredità Muraro in Ama: disastro partecipate

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2016 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
Raggi. Concorso Atac "resuscitato", eredità Muraro in Ama: disastro partecipate

Raggi. Concorso Atac “resuscitato”, eredità Muraro in Ama: disastro partecipate

ROMA – Raggi. Concorso Atac “resuscitato”, eredità Muraro in Ama: disastro partecipate. L’impasse infinito della gestione Raggi segna sicuramente un punto a sfavore rispetto alle ambizioni di governo nazionali del Movimento 5 Stelle, ma intanto Roma è ferma e sono i cittadini che subiscono l’affronto di una Capitale bloccata, ferma al disastro organizzativo che il nuovo corso prometteva di sanare. E la lingua continua a battere dove il dente duole di più, le famigerate aziende partecipate, Atac e Ama su tutte.

“Atac, concorso sbloccato vince il minisindaco M5S”. La vicenda raccontata dal Messaggero del concorso per nominare 15 capo-treno, quello dove è risultato primo il conducente di tram e, casualmente, presidente grillino del XIV municipio (quello di Raggi) cancellato dal direttore generale Rettighieri prima che fosse cacciato dai 5 Stelle e poi resuscitato dal nuovo dg Manuel Fantasia, è emblematica per più motivi. Non è trascurabile l’esibizione muscolare di Ama che “diffida chiunque a far circolare informazioni calunniose” in merito al concorso, non esattamente un inno alla trasparenza da parte di un partito votato all’onestà antropologica, piuttosto bavaglio & manganello con tanto di minaccia di ritorsioni per chi non usufruisce di scudo politico.

A bloccare la macchina dei concorsi, all’inizio dell’estate, era stata una scoperta inquietante: gli ispettori aziendali avevano sgominato un fitto scambio di mail grazie al quale i candidati riuscivano ad ottenere in anticipo, da alcuni sindacalisti, domande e risposte delle prove. Ecco perché i concorsi sono finiti sotto la lente della magistratura, dopo essere stati congelati dal vecchio diggì. Grazie a una disposizione gestionale firmata da Fantasia lo scorso 12 dicembre però le promozioni sono andate a buon fine. Tanto che nel documento si legge che «i dipendenti in elenco saranno convocati dalla Direzione Personale al fine di espletare tutti gli atti amministrativi propedeutici». E in cima alla lista dei fortunati c’è proprio Campagna, 44 anni, che ottiene quindi un bell’avanzamento: da semplice conducente di tram a capotreno. (Lorenzo De Cicco, Il Messaggero)

“Ama: la regia oscura di Paola Muraro”. L’altro fronte aperto (altra copertura de Il Messaggero) insieme alla mobilità, sono i rifiuti, in particolare l’Ama, all’alba della fine della gestione Muraro, l’assessora indagata e defenestrata ma la cui eredità pesa ancora in azienda. Intanto – perché fatti che dovrebbero esser catalogati alla voce normale amministrazione continuano a esser macchiati dal torbido della cronaca nera – va registrato uno strano incendio avvenuto nel centro di trasferenza vicino all’impianto del Salario mentre i rifiuti partivano per l’Austria.

Nel frattempo il bando per sostituire il direttore generale (Stefano Bina è ormai allo scontro aperto con l’amministratore unico e andrà via il 31 dicembre) sembra pensato apposta per escludere il vecchio dg, tanto è vero che tra i requisiti è stato inserita la clausola che impone 5 anni di esperienza in un’azienda rifiuti con non meno di 500 addetti (a Voghera dove Bina lavorava sono meno). Bina non vuole che si utilizzino gli impianti del ras Cerroni, Muraro era di parere contrario così come l’attuale amministratore unico da lei nominato.

Formalmente dimissionaria perché indagata, Paola Muraro secondo molti continua a contare in Ama, sia perché comunque Antonella Giglio l’ha scelta lei (si tratta di una avvocata esperta in contratti, non con competenza specifica nella gestione dei rifiuti), sia perché con la macro struttura imposta proprio poche ore prima di dimettersi ha messo nei posti chiave coloro di cui si fida. Bina, preoccupato anche dai recenti sviluppi giudiziari, ha tentato di congelare l’operazione: prima ha chiesto alla Giglio di rinviare la riorganizzazione della macro struttura, lasciando passare la delicata fase natalizia, poi si è dovuto arrendere e in queste ore ufficializzerà le dimissioni. E se nei giorni scorsi, prima delle dimissioni, la Muraro si è presentata in alcuni impianti al fianco di alcuni esponenti dei sindacati di base, dalla Cgil funzione pubblica, Natale Di Cola, attacca: «I metodi delle nomine della Raggi mi preoccupano quanto gli strascichi della gestione». Un particolare interessante: il mandato della Giglio dura tre anni e non sarebbe comunque facile rimuoverla. (Mauro Evangelisti, Il Messaggero)