Rai-Agcom, Csm: “No a ispezioni su merito indagini”

Pubblicato il 8 Aprile 2010 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro della Giustizia può senz’altro disporre ispezioni e inchieste negli uffici giudiziari, ma non può sindacare, tramite i suoi 007, “né il merito” delle inchieste “né le strategie di indagine dei pubblici ministeri” perché così si metterebbe “a rischio” “l’indipendenza garantita dalla Costituzione alla funzione giudiziaria”. E in casi simili è un “obbligo” per il Csm intervenire.

Il Csm torna a fissare i paletti che devono necessariamente limitare “il concreto esercizio” dei poteri ministeriali di ispezione, il cui “pieno riconoscimento non esclude l’esistenza di limiti”. Lo fa con una risoluzione che affronta il problema in generale, ma approvata con il voto contrario dei laici del pdl, sull’onda dell’ispezione disposta dal ministro Alfano alla procura di Trani mentre era in corso l’indagine che ha coinvolto anche il presidente del Consiglio. Venti i voti a favore, compreso quello del vice presidente Nicola Mancino.

“Bisogna ammettere che abbiamo fatto autogol in partenza”. Il vice presidente del Csm Nicola Mancino vota con “convinzione” la risoluzione che ribadisce i “paletti” in materia di ispezioni negli uffici giudiziari. Ma non rinuncia a bacchettare i consiglieri che con la loro “precipitazione” nel chiedere un intervento del Csm sull’ispezione del ministro Alfano alla procura di Trani hanno provocato una “bufera”, e cioé lo scontro con il Gaurdasigilli a cui è seguito il successivo intervento del capo dello Stato.

Il vice presidente si riferisce alla richiesta che era sottoscritta da 20 consiglieri e cioé dalla maggioranza,di apertura di una pratica in Prima Commissione sull’ispezione, con ciò dando l’impressione che si “volesse sindacare il comportamento del ministro. Un compito che – sottolinea Mancino – non spetta al Csm ma al Parlamento”. Affidando invece alla Sesta Commissione il compito di porre mano a una risoluzione di carattere generale, si è “raddrizzato il tiro”, fa presente Mancino, che racconta di aver “faticato tanto” per placare la bufera,anche scrivendo a più personalità, tanto “aspro” è stato il conflitto aperto.

“Non ci chiudiamo nel guscio dell’autodifesa”, ammonisce ancora il vice presidente, che racconta di aver vissuto con sofferenza anche il fatto che il successivo intervento del capo dello Stato sia stato diviso in due nella lettura che ne è stata data all’esterno. “E’ vero che il Csm ha tra i suoi compiti primari la tutela dell’autonomia dell’esercizio della giurisdizione, ma non possiamo considerarci avulsi dal contesto politico”, dice ancora Mancino ai consiglieri. Quanto invece al testo licenziato oggi dal plenum, “é un documento di indirizzo che sottolinea da una parte la facoltà del ministro di inviare gli ispettori e dall’altra mette in evidenza il dovere di rispettare qualunque indagine giudiziaria rispetto a tentativi di compressione”.