Renzi: “Quale mandante! Marino ha perso contatto con Roma”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 20:30 OLTRE 6 MESI FA
Renzi: "Mandante?? Marino ha perso contatto con Roma"

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – “Ignazio Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente”: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, replica a distanza ad Ignazio Marino, il sindaco dimissionario per forza che lo ha accusato di essere “il mandante unico” del suo “accoltellamento”.

Intervistato da Bruno Vespa per il libro “Donne d’Italia”, Renzi si è espresso, dopo giorni di silenzio, sulla vicenda capitolina: “Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco. Al Pd interessa Roma. E per questo faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l’Expo per Milano. Questa pagina si è chiusa, ora basta polemiche, tutti al lavoro”.

Dopo aver ritirato le dimissioni il 29 ottobre, venerdì 30 Marino è stato fatto decadere dalle dimissioni in blocco di ventisei consiglieri comunali, tutti quelli del Pd (19) e altri della Lista Marchini, della stessa Lista Marino e del centrodestra.

In una conferenza stampa indetta dopo il tracollo della sua giunta Marino è tornato più che mai all’attacco, accusando quel Pd ch,e a suo dire, ha “preferito il notaio all’Aula” e che ha preso una decisione “fuori dalle sedi democratiche”. Non pensa e non dice che forse le sue dimissioni annunciate e poi ritirate un ruolo in tutto questo lo hanno avuto.

La rabbia di Marino, nel momento della caduta, è tutta contro Matteo Renzi. Il pugnalatore o per dirla come lui “il mandante di tutto questo. Ventisei firme, un unico mandante”. Il premier con cui, si sfoga il sindaco caduto, per un anno “non ho avuto nessun rapporto”. Marino anche nel momento della resa attacca: “La crisi auspicavo si potesse chiudere in aula invece si è preferito di andare dal notaio, segno di una politica che decide fuori dalle sedi democratiche riducendo gli eletti a persone che ratificano decisioni assunte altrove: ciò nega la democrazia”.