Riforma della giustizia in Cdm: dalle toghe citabili in giudizio ai due Csm, ecco i punti

Pubblicato il 10 Marzo 2011 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Angelino Alfano e Silvio Berlusconi

ROMA – La bozza di riforma della giustizia arriva al Consiglio dei ministri. Il governo si appresta a dare il via libera al testo che mercoledì è stato sottoposto all’attenzione di Giorgio Napolitano. Sono servite due ore di colloquio tra il Capo dello Stato e il Guardasigilli Angelino Alfano, al fine delle quali il ministro si è detto “soddisfatto” e ha assicurato di aver “recepito le indicazioni del Colle”. Secondo le notizie trapelate dal Quirinale, il capo dello Stato, nel lungo incontro, si sarebbe invece limitato a “prendere atto” in maniera “formale” delle intenzioni dell’esecutivo, ribadendo la necessità di larghe intese.

Secondo ‘Il Corriere della Sera’, due sono state le raccomandazioni di Napolitano: 1) “Studiare una revisione ‘di ampio respiro, senza interventi sterili e settoriali’ che mortifichino l’autonomia e l’indipendenza delle toghe o, peggio, che abbiano un sapore ritorsivo ‘influenzato dalle contingenze’, che sarebbero poi le pendenze giudiziarie del premier”; 2) “La ricerca di larghe intese con l’opposizione fin da subito, l’unico metodo per costruire in Parlamento il massimo consenso possibile e restituire davvero ‘qualità ed efficienza al processo penale'”.

Intanto il Pd ha bloccato ogni strada di dialogo, bollando la riforma come “inaccettabile”. Il premier Silvio Berlusconi ha invece definito la riforma “un’ottima riforma, importante ed epocale: chi mi accusa di fare una legge ad personam- ha detto – non sa di cosa parla, perché è una riforma costituzionale che ha tempi lunghi e dunque non è nel mio interesse, ma di tutti i cittadini che hanno diritto ad una giustizia veramente giusta”.

Secondo Francesco Verderami l’umore del premier rispetto alla riforma non è però dei migliori. Berlusconi sarebbe convinto che “la casta dei magistrati e le opposizioni si metteranno in ogni modo e con ogni mezzo di traverso”. Ma a questo ha pensato Alfano, già ieri parlando con Napolitano e ricorrendo ad alcuni accorgimenti nel testo, come lasciare la presidenza dei due Csm al Capo dello Stato. Questo, secondo Verderami, il ragionamento di Alfano: “Se diranno che nella riforma ci sono norme contro i magistrati, dovranno dire quali sono queste norme. Se diranno che ci sono norme a favore di Berlusconi, dovranno dire quali sono queste norme. E siccome nel testo non ci sono norme punitive verso la magistratura nè norme a favore di qualcuno, potranno contestare la riforma solo sotto il profilo culturale“.

Ecco le novità contenute, secondo le prime indiscrezioni, nella bozza di riforma.

Responsabilità dei giudici. Le toghe potranno essere citate in giudizio direttamente dai cittadini. I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato”. E’ quanto prevede l’ultima bozza di riforma della giustizia, in 16 articoli.

Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citarli direttamente in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, di cui l’Ansa è in grado di anticipare i contenuti, si prevede anche, come aggiunta all’articolo 113 della Costituzione (diventa il 113 bis), che “nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati” la quale “si estende allo Stato”.

Due Csm. Per la riforma della giustizia, i Csm diventano due: uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. Cade dunque l’ipotesi che a capo del Csm dei magistrati requirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest’ultima eliminata nelle ultime ore.