Rimborsopoli: da Cota a Scialfa, Tribunale che vai sentenza che trovi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Ottobre 2016 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA
Rimborsopoli: da Cota a Scialfa, Tribunale che vai sentenza che trovi

Rimborsopoli: da Cota a Scialfa, Tribunale che vai sentenza che trovi

ROMA – Rimborsopoli: da Cota a Scialfa, Tribunale che vai sentenza che trovi. Gli scontrini di Ignazio Marino a Roma, le mutande verdi di Roberto Cota in Piemonte, la villa al Circeo di Franco Fiorito detto “er Batman” nel Lazio e poi la piadina alla Nutella di Carlo Spreafico in Lombardia…  Scoperchiato il vaso di Pandora delle “spese pazze” di consiglieri regionali e comunali di maggioranza e opposizione, la “rimborsopoli” dei giornali non è la stessa dei tribunali.

Ottavia Giustetti su La Repubblica, mettendo ordine sui diversi casi finiti davanti al giudice, non può non sottolineare “la jungla delle sentenze” per cui, per lo steso reato di peculato, il milione e 400mila euro contestato a “Batman” è valso a Roma la pena di 3 anni e 4 mesi, i 144mila di euro (ridotti alla fine a 14mila) sono costati a Michele Giovine (Pensionati per Cota) 3 anni e 10 mesi a Torino.

Cota è stato assolto perché i pm non hanno portato prove concrete del suo presunto peculato: per esempio, i giudici hanno creduto alla segretaria che ha dichiarato di aver allegato lo scontrino da 40 euro delle mutande comprate a Boston per errore. Se Marino è stato assolto sugli scontrini del ristorante non giustificati, i giudici di Carlo Spreafico, quello della piadina alla Nutella, hanno sentenziato che “l’esborso del consigliere per ristorazione, non è ascrivibile all’ambito delle spese di rappresentanza, a meno che non sia inerente a un incontro istituzionale debitamente documentato”.

C’è anche chi, come Nicolò Scialfa, ex capogruppo Idv alla regione Liguria, è ancora in attesa di essere giudicato per le pesanti accuse di peculato (70mila euro) con le mance all’amico-autista “distaccato” in Regione che accompagnava lui e l’amica per gli incontri galanti: peccato che si sia fatto già sei mesi di carcere durante le indagini preliminari.