Rosy Mauro e il suo primo grande amore: Bruno Pedata “lo sciupafemmine”

Pubblicato il 19 Aprile 2012 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

Bruno Pedata

ROMA – Una ragazza di 14 anni che scappa di casa per un amore proibito lasciando la Puglia dove è nata e cresciuta per rifugiarsi al Nord e iniziare una nuova vita. E’ la storia della giovane Rosy Mauro, una storia finora sconosciuta che Vanity Fair ha ricostruito, scoprendo così il suo primo amore, quello per Bruno Pedata. Giuseppe Palaia, medico sportivo del Lecce e suo compaesano, racconta a Vanity Fair il suo incontro con Rosy Mauro, due anni fa, a Forlì. “Sapevo che era qui per una riunione di partito. Finalmente l’ho trovata, le ho detto, signora, lei è di Squinzano come me, siamo compaesani. Pensavo di farle una cosa gradita. Invece mi ha guardato male. Mio padre era di Squinzano, non io. Chianu cu nu scrufuli, le ho risposto, che vuol dire Attenta a non scivolare. Non te la tirare, insomma”.

Ma forse non è così strano se Rosy Mauro, nata il 21 luglio 1962 a San Pietro Vernotico, provincia di Brindisi, e vissuta fino a 14 anni nella vicina Squinzano, provincia di Lecce, non ama sentirsi ricordare una infanzia di cui non ha mai parlato. Vanity Fair l’ha ricostruita raccogliendo testimonianze tra chi la conobbe prima che, nell’agosto del 1976, tutta la famiglia si trasferisse a Milano.

“Un giorno prendo il treno per andare all’università a Bari”, racconta un paesano. “Il treno è affollatissimo, trovo posto in uno scompartimento e vedo lei. Io avevo da poco compiuto 20 anni, lei 8 di meno. Era diventata una bella ragazza, alta, appariscente, prosperosa. Non passava certo inosservata, ed era molto sveglia per la sua età. Mi siedo e le chiedo: Che ci fai qui tutta sola?. Lei mi risponde: Vado a Roma e poi a Varese, a trovare la sorella di una mia amica. La guardo: Ma vai senza valigia?. Lei mi fa: Sì, perché sto scappando di casa. Mio padre ha saputo che esco con Bruno Pedata”.

Come continua a raccontare il paesano a Vanity Fair, “Bruno Pedata era il bello e maledetto del paese, tutte le donne gli morivano dietro perché era alto, biondo, portava sempre un giubbotto di pelle e girava in moto. Ma era molto più grande di Rosa, 10 anni e passa di differenza, e soprattutto si diceva che avesse portato la droga a Squinzano”.

Ada Marzo è una compagna delle elementari di Rosetta. “Abitavamo vicino, spesso giocavamo anche insieme. La scuola non le piaceva: ricordo che in quarta prese cinque in storia, geografia e scienze. Alla fine uscì con la media del sette. Con i ragazzi era ingenua, e loro un po’ ne approfittavano. Anche Bruno Pedata: era proprio cotta, ma a lui non importava nulla di lei, Rosetta era il suo giocattolo e lei non se ne accorgeva. Lui poi è finito male, sono anni che non lo si vede, credo viva all’estero. Io e Rosetta abbiamo studiato insieme anche alle medie, poi lei è partita per Milano. È tornata in vacanza due estati, dopo non l’ho più vista né sentita”.