ROMA – Il tribunale dei Ministri, accogliendo la richiesta della Procura di Roma, ha archiviato l’indagine che vedeva indagato l’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini, per abuso d’ufficio e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Alan Kurdi della ong Sea Eye del 3 aprile 2019.
La nave della Ong tedesca, ricordiamo, soccorse al largo della Libia 64 migranti che si trovavano a bordo di un gommone. Dopo il “no” di Salvini allo sbarco, la nave, con a bordo donne e bambini, raggiunse il 13 aprile Malta e i migranti furono distribuiti tra Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo.
Per i giudici, come sintetizza il Corriere della Sera citando le motivazioni dell’archiviazione, “la responsabilità di assegnare un porto sicuro alle navi con i profughi soccorsi in mare spetta allo Stato di primo contatto, che però non è sempre facile individuare. Tuttavia, volendo seguire alla lettera le indicazioni che si possono ricavare da Convenzioni e accordi, lo Stato di primo contatto non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio; dunque se un’imbarcazione che ha raccolto i naufraghi batte bandiera tedesca, è alla Germania che deve rivolgersi per ottenere l’approdo”.
Le navi delle ong, quindi, devono rivolgersi al loro paese per lo sbarco. Salvini, quindi, “non ha violato obblighi di legge”.
“L’assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda — hanno scritto i giudici Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo — non consente di individuare, con riferimento all’ipotizzato, indebito rifiuto di indicazione del Pos (Place of safety), precisi obblighi di legge violati dagli indagati, e di conseguenza di ricondurre i loro comportamenti a fattispecie di rilevanza penale”.
“Finalmente – esulta Salvini – un tribunale riconosce che bloccare gli sbarchi non autorizzati non è reato”.
Fonte: Ansa, Il Corriere della Sera e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev.