Servizi segreti, “patto” tra D’Alema e De Gennaro? 250 ricorsi al Tar contro 550 prepensionamenti

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA

Massimo D'Alema

ROMA – Gli agenti e i dirigenti dei servizi segreti contro Massimo D’Alema e Gianni De Gennaro: il primo, presidente del Copasir, e il secondo, presidente del Dis (Dipartimento informazione sicurezza), avrebbero stretto quello che Libero ha definito un “patto per far fuori 550 agenti segreti”.

Ora 250 di quei 550 agenti hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contro i tagli annunciati, che ritengono “ingiusti”. Oggetto della contesa, come spiega l’articolo scritto da Fosca Biancher, è un decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri che “formalmente è un atto di prepensionamento che riguarda da luglio prossimo in poche finestre ben 550 dipendenti dei servizi, alcuni anche con funzioni apicali”.

La giornalista di Libero ha ricostruito i passaggi che hanno portato al decreto: “De Gennaro ha chiesto per primo l’assenso di D’Alema. Poi ha incontrato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che ha dato il suo beneplacito un po’ distratto: “Se tagliate spese, a me va sempre bene”. Infine, con i due imprimatur è approdato a palazzo Chigi a farsi controfirmare il decreto da Gianni Letta”.

Il provvedimento, spiega la Biancher, “è conosciuto all’interno con la formula 57-20-40”. Viene definito così “perché manda obbligatoriamente in pensione tutti gli 007 che abbiano compiuto 57 anni, o abbiano 40 anni di contributi versati o almeno 20 anni di rapporto di lavoro con i servizi”. Ufficialmente, questo prepensionamento “serve a ridurre la spesa dei servizi segreti italiani in tempo di crisi”.

Ma agenti e dirigenti non hanno dato la stessa lettura: per loro, continua la Biancher “serve ad effettuare un sostanziale spoil system. E evidente che chi ha 20 anni di lavoro dietro le spalle non è legato agli attuali direttori di Dis, Aisi e Aise. Che avrebbero voglia di mettere al loro posto uomini di propria fiducia”.

Per questo De Gennaro ha chiesto per primo l’assenso di D’Alema. Poi ha incontrato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che ha dato il suo beneplacito un po’ distratto: “se tagliate spese, a me va sempre bene”.

Ma non tutti i diretti interessati hanno accettato di buon grado il provvedimento: “Uno dopo l’altro sono andati a bussare alla porta del professor Castiello, uno dei massimi esperti di diritto amministrativo militare. Alle fine sono diventati 250 e per loro è stato presentato al Tar del Lazio, prima sezione, il ricorso contro il dpcm”.