Silvio & Veronica/ Berlusconi: ecco la mia verità su Noemi, le veline e mia moglie

Pubblicato il 4 Maggio 2009 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi non vuole subire passivamente l’attacco della moglie. Reagisce, spiega chiarisce. E non lo fa con un comunicato o un giornale o telegiornale di famiglia, ma facendosi intervistare nientemeno che dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, in persona.

  • Veronica è sobillata contro di lui da qualcuno (“so ben io chi è”.  Non è la prima volta  che Berlusconi fa allusioni del genere. Ha fatto anche delle battute, in pubblico, all’estero, con dei nomi, seguite da marce indietro. Prima o poi ce lo dirà).
  • Noemi è la figlia di un suo amico. Dopo una visita per controllare il termovalizzatore di Napoli, in costruzione, avanzava un’ora; il padre aveva tanto insistito e lui è andato. Verosimilmente un marchettone elettorale in una terra in cui nessuno “straniero” oserebbe avventurarsi: fatte foto con tutto il personale, camerieri e lavapiatti inclusi, usciranno su Chi.
  • Le ragazze messe in lista sono tutte laureate, anche con due lauree; lavorano e fanno volontariato in India. Nessuna velina o letterina. Una ha avuto una piccola parte in Carabinieri 7. E allora? Su questo punto vince Berlusconi. Però…

Però. Il nodo non è nelle qualità delle singole persone, è un atteggiamento classista e razzista molto poco di sinistra. Per non dimenticare che una delle icone femminili della sinistra italiana recente si conquistò sul campo della politica tutti gli onori e il rispetto di tutte le parti, ma quando esordì, decenni fa, non aveva altra qualificazione se non di essere molto bella e di essere diventata la compagna del compagno numero uno. E non dimentichiamo che l’Italia ha avuto come presidente della Camera Irene Pivetti, più nota negli anni recenti per il suo talk show sul sesso.

Però il nodo è nei criteri di scelta. Stando alle sue parole, una risponde a una logica di partito. Per il resto, i criteri sembrano molto poco politici e molto italiani. Ma lo stesso discorso vale per le ministre, dove prevale, sulla logica del partito, quella dell’intuizione del capo azienda: rischia del suo, punta su un o una giovane, il più delle volte ha successo. In politica gli azionisti siamo tutti noi, e allora…