Stalking, governo ci ripensa: pene più alte per tenerli in carcere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Luglio 2013 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA
Stalking, retromarcia del governo

Stalking, retromarcia del governo

ROMA – Carcerazione preventiva per gli stalker, arriva la retromarcia del governo. Dopo aver pasticciato in Commissione con una norma che di fatto impedirebbe la carcerazione preventiva per il reato di stalking ora si pensa ad un aggiustamento non appena il testo arriverà in Parlamento. Pd e Fratelli d’Italia chiedono anche di innalzare la pena massima per stalking. 

Il caso nasce qualche giorno fa quando, in commissione Giustizia, viene votato all’unanimità un emendamento presentato da Lucio Barani che sposta il carcere preventivo per reati la cui pena è di 5 anni contro i 4 attuali. L’emendamento passa all’unanimità: si tratta di carcere prima della condanna e soprattutto si sta cercando di licenziare una legge che svuoti un po’ le nostre carceri sovraffollate.

C’è però un problema: in quel limbo tra i 4 e i 5 anni si trovano proprio gli stalker. Così, alzando la carcerazione preventiva, sarebbe impossibile mettere dentro, prima di tre gradi di giudizio, proprio quelli che maltrattano e molestano continuamente ex mogli, fidanzate e affini.

Il governo, dopo la polemica, ha deciso per la retromarcia. Scrive sulla Stampa Flavia Amabile:

La Camera ha promesso di intervenire non appena la commissione Giustizia riceverà il provvedimento svuota-carceri dentro cui è contenuta la modifica che sta creando sconcerto. Ma dieci giorni fa venne accolto da tutta la maggioranza, con parere favorevole del governo, l’emendamento presentato da Lucio Barani (Gal) che spostava il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni, modificando l’articolo 280 del codice di procedura penale.

A difendere il provvedimento, così, è rimasto il solo Barani, che parla di una battaglia di civiltà. Ancora Flavia Amabile:

Barani ha difeso il suo emendamento sostenendo che «la battaglia contro la carcerazione preventiva è una battaglia di civiltà, a oggi che io sappia non c’è nemmeno uno stalker in custodia cautelare in carcere». Ma la sua voce è rimasta isolata. Era stata la Lega il 24 luglio a sollevare per prima la questione in Senato esponendo cartelli: «Attente, donne: stalker in circolazione». Poi sono arrivate le reazioni di tutti gli altri. Donatella Ferranti del Pd e presidente della commissione Giustizia della Camera, promette di modificare il provvedimento. Le senatrici del Pd, che hanno approvato l’emendamento prima in commissione e poi in aula, definiscono la conseguenza della modifica «una contraddizione in termini ed è assolutamente prioritario allontanare l’aggressore per proteggere la vittima».

Carlo Giovanardi, senatore del Pdl, sostiene che eventuali provvedimenti nei confronti del persecutore «possono addirittura far da detonatore per gesti estremi» e che, quindi, l’unica salvezza è «un programma di protezione che consenta alla potenziale vittima di trovare una nuova residenza e un nuovo lavoro».

Il Pd, invece, ora ci ha ripensato e propone di aumentare le pene massime per gli stalker. Non tutti sono convinti perché anche così resterebbero fuori dall’aggiustamento altri reati gravi.