ROMA – Altro che taglio delle province: col cosiddetto “svuota province” gli enti raddoppiano quasi, passando da 10 a 18. Alla Camera, le cosiddette città metropolitane, si stanno moltiplicando emendamento dopo emendamento, col risultato che la famiglia si allarga e a beneficiarne saranno solo alcune super-poltrone, semplicemente spostate da destra a sinistra.
Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera ripercorre brevemente gli excursus del ddl che avrebbe dovuto svuotare le province in vista della loro cancellazione, inglobate in super-capoluoghi con un’amministrazione unica e un sindaco unico. In origine erano 10: Roma, Milano, Napoli, Bologna… Ma ora c’è chi, tra gli esclusi, reclama il proprio titolo.
Il disegno di legge arriverà la prossima settimana in Aula e ci sono due emendamenti firmati non da un paio di parlamentari ma dalla commissione Affari costituzionali. Salvo sorprese, insomma, saranno approvati. Il primo dice che possono diventare città metropolitane anche le province che hanno più di un milione di abitanti. Sono tre: Salerno, Brescia e Bergamo.
A beneficiarne, secondo Salvia, saranno in particolare coloro i quali già occupano due poltrone, come Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e vice ministro alle Infrastrutture.
La legge prevede che, quando nasce la città metropolitana, il presidente della provincia va a casa mentre a capo del nuovo ente viene messo il sindaco del capoluogo. A Salerno il sindaco, e vice ministro, Vincenzo De Luca (Pd) sfratterebbe il presidente della provincia Antonio Iannone, eletto con il Pdl. A Brescia il sindaco Emilio Del Bono, sempre Pd, prenderebbe i poteri del leghista Daniele Molgora, presidente della provincia. Mentre a Bergamo, dove comune e provincia sono targati Pdl e Lega ma in scadenza, si andrebbe al voto azzerando i giochi. Dentro Forza Italia c’è chi parla di una vendetta del Pd dopo il cambio di maggioranza.
L’altro emendamento include nel gioco delle spartizioni anche le Regioni a statuto speciale precedentemente escluse.
la commissione Affari costituzionali ha prima consentito che ce ne fosse una per Regione. Poi si è fatta sentire la Sicilia. La Regione di città metropolitane ne aveva già trovate tre: oltre a Palermo, anche Messina e Catania.
A queste si sommano poi Cagliari e Trieste. Mentre resta esclusa Aosta perché “non avrebbe senso avere una città metropolitana che coincide con la Regione”.
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