Inchiesta G8 e Grandi Eventi, Gianni Chiodi sentito dai pm: “Nessuna pressione da Fusi”

Pubblicato il 20 Settembre 2010 - 23:17 OLTRE 6 MESI FA

Gianni Chiodi con Silvio Berlusconi

“Sono stato sentito dai magistrati come testimone. Ho ribadito di non aver avuto alcun contatto con l’imprenditore Fusi al di là della telefonata che mi è stata passata da Verdini. Ho ribadito anche di non aver mai ricevuto da quest’ultimo sollecitazioni in nessun senso”. E’ quanto dichiarato dal presidente della Giunta regionale abruzzese e commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, al termine del colloquio con i magistrati della procura distrettuale antimafia dell’Aquila che indagano sugli appalti per il G8 dell’Aquila e sulla ricostruzione post terremoto.

Chiodi è stato sentito nella serata di lunedì come persona informata sui fatti dal procuratore antimafia, Alfredo Rossini, e dal sostituto Olga Capasso, distaccata all’Aquila dalla procura nazionale antimafia per rafforzare l’azione di contrasto alle infiltrazione mafiose nella ricostruzione post terremoto. Il presidente, in circa un’ora di colloquio, ha chiarito la sua posizione in relazione a quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche inviate all’Aquila dalla procura di Firenze e che hanno portato, tra gli altri, all’arresto del presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Angelo Balducci, e dell’imprenditore Diego Anenome nonchè al coinvolgimento del capo della protezione civile, Guido Bertolaso.

In particolare, Chiodi è stato intercettato mentre parla con l’imprenditore Riccardo Fusi, presidente dimissionario della Btp, azienda di costruzioni di rilievo nazionale, dal telefono del coordinatore nazionale, Denis Verdini. Il colloquio termina con una promessa di incontro che secondo Chiodi non è mai avvenuto. Fusi e Verdini sono indagati dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila, insieme all’imprenditore aquilano Ettore Barattelli, presidente del consorzio Federico II, del quale fanno parte la stessa Btp e le altre due imprese aquilane Vittorini Emidio e Marinelli-Equizi. Proprio intorno al Federico II, peraltro in corso di scioglimento, nato dopo il terremoto per aggiudicarsi appalti nella ricostruzione, ruota l’inchiesta: i magistrati sospettano che gli imprenditori abbiano preso o cercato di prendere appalti attraverso l’intercessione di amicizie politiche importanti.

I pm Rossini e Capasso, raggiunti in serata al telefono mentre tornavano a Roma, non hanno voluto ne’ confermare ne’ smentire il colloquio con Chiodi. Hanno invece convocato come persone informate sui fatti il capo della protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, e il presidente della Cassa di Risparmio della provincia dell’Aquila, Rinaldo Tordera.